Denatalità: occorre invertire la rotta per rilanciare l’Italia

Il 14 maggio l’appuntamento con gli Stati generali della natalità, il meeting dedicato al futuro della demografia in Italia. Un appello alla corresponsabilità per far ripartire il Paese attraverso le nuove nascite

Una città delle dimensioni di Firenze. Sparita. Scomparsa. Inabissata. 384mila persone in meno. Certamente con il contributo della pandemia. Ma sull’onda lunga, anzi lunghissima, di un processo avviato oltre dieci anni fa. E che negli ultimi cinque-sei anni sta iniziando a mostrare il suo lato più pericoloso. Quello che, con tutta probabilità, mostrerà in tutta la sua drammaticità quando – e manca davvero poco – l’ultima coorte di donne fertili proveniente da generazioni più feconde e prolifiche verrà meno.

L’Istat ha certificato il nuovo, ennesimo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia. Oltre a ciò, stavolta, ha dovuto affiancare a questo dato quello del numero di vittime: mai tante dal secondo dopoguerra. Ma mettiamo in ordine i dati: 404.104 bambini nati nel 2020. Un calo del 3,8% delle nascite, quasi 16mila in meno rispetto al 2019. Con buona pace degli ottimisti della porta accanto, secondo i quali l’epidemia con i suoi lockdown avrebbe favorito la natalità. Un’ipotesi che sarebbe stata possibile se solo non ci fossero stati problemi economici, preoccupazione per il futuro, perdite di lavoro per centinaia di migliaia di persone, disagi educativi e psicologici per eventuali figli già presenti a causa del protrarsi della didattica a distanza. E, ancora, spazi stretti in casa, litigi per la condivisione dei dispositivi tecnologici, insofferenze, emergenza di disagi vecchi e nuovi che fino a quel punto era stato possibile tenere sopiti.

A questo si è affiancata una dinamica demografica che ha portato il nostro Paese ampiamente sotto il livello di guardia dei 60 milioni di abitanti. Oggi, in Italia, siamo circa 59 milioni 257mila. I demografi, con voce crescente, preconizzano che ben prima del 2035 finiremo sotto la soglia psicologica dei 400mila nuovi nati in un anno. E iniziano ad avvertire che i presagi nefasti relativi al crollo della popolazione residente – e con essa del welfare, della sostenibilità economica del fisco, delle pensioni, dello stesso sistema sanitario nazionale – con l’Italia ridotta a 28-30 milioni di abitanti nel giro di un trentennio non è ipotesi peregrina o irreale. Ma davvero vogliamo portare il nostro Paese a quel “traguardo”? Davvero vogliamo dimenticarci del futuro dei nostri figli e nipoti? Davvero non abbiamo a cuore il loro destino?

C’è ancora una speranza: trasformare il nostro sistema di politiche familiari asfittico e insufficiente in un piccolo grande capolavoro di sostegni alla natalità, misure di giustizia fiscale, iniziative di promozione del lavoro delle mamme, dotazione di strumenti anche culturali che invertano la rotta e il pensiero che ha portato al modello attualmente dominante.
Ecco perché abbiamo pensato di organizzare gli Stati generali della natalità. La prima edizione si terrà venerdì 14 maggio presso il foyer dell’Auditorium della Conciliazione a Roma. Un grande meeting dedicato al futuro della demografia in Italia, che intende lanciare un appello alla corresponsabilità per far ripartire il Paese attraverso le nuove nascite. Ci sarà Papa Francesco, ci sarà il presidente del Consiglio Mario Draghi. Ci saranno i ministri Bonetti e Bianchi, il presidente del Lazio Zingaretti, il sindaco di Roma, Raggi. Il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo fornirà proiezioni e prospettive inedite sul destino demografico nazionale. Interverranno anche tanti protagonisti di economia, banche, cultura, giornalismo, sport, spettacolo: tutti insieme, riuniti attorno a un tavolo a discutere, riflettere, proporre soluzioni per il futuro del Paese. Un futuro che passa, necessariamente, dall’efficacia delle misure che sapremo mettere adesso in campo per rilanciare – seriamente e finalmente – la natalità in Italia. (Gigi De Palo, presidente nazionale Forum associazioni familiari)

10 maggio 2021