La preghiera del Papa alla Vergine, «Madre della Misericordia», per la fine della pandemia

Inaugurata la “maratona di preghiera” che vede coinvolti tutti i santuari del mondo nella recita del Rosario. L’affidamento alla Vergine delle «tante persone che sono state toccate dal virus e continuano a subirne le conseguenze»

Non c’è dubbio che gli uomini debbano fare tutto quanto è in loro potere per combattere la tremenda pandemia di Covid-19 che tante vittime continua a mietere in tutto il mondo. Sia sul piano scientifico che economico e sociale, per le pesanti ripercussioni che questo flagello provoca in tante famiglie. Ma è altrettanto indubbio che, come è successo tante volte in passato, è indispensabile implorare l’aiuto divino. Non si tratta di superstizione o di “scorciatoie” ma di fede. Se crediamo che Dio è Padre, anche quando permette prove più o meno difficili, è giusto rivolgerci a Lui per chiedere il suo aiuto.

È quello che Papa Francesco ha invitato a fare in tutta la Chiesa nel mese di maggio, ricorrendo alla potente intercessione della Madonna, al suo cuore di Madre, perché ottenga la grazia della fine della pandemia per tutta l’umanità. Il pontefice ha perciò inaugurato una “maratona di preghiera” che vede coinvolti tutti i santuari del mondo nella recita del Rosario, la preghiera mariana per antonomasia, nel mese dedicato a Maria. Ogni giorno un santuario diverso guiderà alle 18 il Rosario. Si rinnoverà così quanto si legge negli Atti degli Apostoli ed è il tema di questa iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione: “Da tutta la Chiesa saliva incessantemente la preghiera a Dio”.

Una maratona aperta sabato 1° maggio nella basilica vaticana dal Santo Padre, che la chiuderà il 31 maggio dai Giardini Vaticani. Il Papa, accompagnato dal presidente del Pontificio Consiglio Rino Fisichella, e da un gruppo di fedeli, ha rivolto alla Madonna una preghiera prima e dopo il Rosario. «Ogni giorno di questo mese di maggio – ha detto – affideremo a Te, Madre della Misericordia, le tante persone che sono state toccate dal virus e continuano a subirne le conseguenze: dai nostri fratelli e sorelle defunti alle famiglie che vivono il dolore e l’incertezza del domani; dai malati ai medici, agli scienziati, agli infermieri, impegnati in prima linea in questa battaglia; dai volontari a tutti i professionisti che hanno prestato il loro prezioso servizio in favore degli altri; dalle persone in lutto e dolore a quelle che, con un semplice sorriso e una buona parola, hanno portato conforto a quanti erano nel bisogno; da quanti – soprattutto donne – hanno subìto violenza tra le mura domestiche per la chiusura forzata a quanti desiderano riprendere con entusiasmo i ritmi di vita quotidiana».

Al termine della preghiera, il Papa è tornato a rivolgersi alla Vergine per chiedere conforto, per chiedere «come a Cana» l’intervento di Gesù, affinché «questa dura prova finisca» e «ritorni un orizzonte di speranza e di pace». Francesco ha chiesto di illuminare «le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere questo virus», e di assistere «i responsabili delle Nazioni perché operino con saggezza, sollecitudine e generosità soccorrendo quanti mancano del necessario per vivere, programmando soluzioni sociali ed economiche con lungimiranza e con spirito di solidarietà». Infine, ha implorato Maria di toccare «le coscienze perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro».

Dopo il Regina Coeli di domenica, il Papa è tornato a ricordare questa iniziativa. In particolare, una collegata che gli sta «molto a cuore: quella della Chiesa birmana, che invita a pregare per la pace riservando per il Myanmar un’Ave Maria del Rosario quotidiano. Ognuno di noi si rivolge alla mamma quando è nel bisogno o in difficoltà. Noi, in questo mese – le parole del pontefice -, chiediamo alla nostra Madre del Cielo di parlare al cuore di tutti i responsabili del Myanmar, perché trovino il coraggio di percorrere la strada dell’incontro, della riconciliazione e della pace».

3 maggio 2021