Ddl Zan, i vescovi: «Serve dialogo aperto e non pregiudiziale»

Una legge contro la discriminazione «non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna»

«Una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e  donna». La presidenza della Conferenza episcopale italiana, riunitasi lunedì scorso, 26 aprile, ribadisce, come ha già fatto altre volte, «il sostegno a ogni sforzo teso al riconoscimento dell’originalità di ogni essere umano e del primato della sua coscienza». Lo fa in una nota diffusa questa mattina, 28 aprile, richiamando al contempo la necessità di non cadere nella trappola dell’intolleranza.

I vescovi riconoscono i «diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere», emersi nei mesi passati, e «condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali». Proprio per questo, aggiungono, «è necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative». Il “modello”, per la presidenza Cei, è l’atteggiamento di Gesù Buon Pastore, che «ci impegna a raggiungere ogni persona, in qualunque situazione esistenziale si trovi, in particolare chi sperimenta l’emarginazione culturale e sociale». Il pensiero va in particolare «ai nostri fratelli e sorelle, alle nostre figlie e ai nostri figli, che sappiamo esposti anche in questo tempo a discriminazioni e violenze. Con Papa Francesco desideriamo ribadire che “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza” (Amoris Laetitia, 250)».

Alla luce di tutto questo, si legge nella nota, «sentiamo il dovere di riaffermare serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna, e riconosciamo anche di doverci lasciar guidare ancora dalla Sacra Scrittura, dalle Scienze umane e dalla vita concreta di ogni persona per discernere sempre meglio la volontà di Dio».
L’auspicio è che «si possa sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale».

28 aprile 2021