Acs: la libertà religiosa violata in un terzo dei Paesi del mondo

Il Rapporto della fondazione: discriminazioni più o meno gravi in 62 Stati su 196. L’intervento di Asia Bibi: «Sia modificata la legge sulla blasfemia»

In quasi un terzo dei Paesi del mondo la libertà religiosa è costantemente violata e in ben 25 Stati, in cui risiedono quasi 4 miliardi di persone, vengono attuate vere e proprie persecuzioni. È il drammatico Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) sulla libertà religiosa nel mondo, presentato questa mattina, 20 aprile. In altri 36 Paesi, inoltre, si registrano discriminazioni più o meno gravi, per un totale di 62 Stati su 196, il 31,6% del pianeta, che ospitano oltre 5,2 miliardi di persone. Un trend «in aumento, perché sono raddoppiati i Paesi protagonisti di discriminazioni o persecuzioni – ha spiegato Alessandro Monteduro, direttore di Acs Italia – e perché tra i territori peggiori figurano nazioni popolose come Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Nigeria».

Il Rapporto prende in esame il periodo che va da agosto 2018 a novembre 2020. «Il nostro lavoro – ha spiegato Alfredo Mantovano, presidente di Acs Italia – è un preciso dovere nei confronti di miliardi di persone, costantemente discriminate per la fede che professano». Il documento presentato oggi, ha proseguito, «è inoltre un modo per vincere l’indifferenza, soprattutto in Occidente, dove si parla tanto di diritti ma è altissimo il numero di persone che ignorano che nel mondo ci sono queste situazioni drammatiche». Tra i risultati principali, ha evidenziato Monteduro, «la presenza di reti jihadiste che aspirano a essere “califfati transcontinentali” e sfruttano le moderne tecnologie per una radicalizzazione online che penetra efficacemente in Occidente». Le persecuzioni poi sono state acuite dalla pandemia, poiché in Paesi come Niger, Turchia, Egitto e Pakistan i pregiudizi hanno portato alla negazione degli aiuti sanitari. Sempre presente, inoltre, il dramma delle violenze sessuali, che da decenni «sono un’arma contro le minoranze religiose».

Durante l’evento, la testimonianza di Asia Bibi, la donna pakistana imprigionata e condannata a morte per blasfemia nel 2010 e rilasciata soltanto dopo oltre nove anni. Dalla sua attuale residenza in Canada ha ricordato il caso di due infermiere cristiane – Marian Lai e Navish Arooj – che pochi giorni fa in Pakistan sono state accusate di blasfemia e quello di Huma Yunus, una ragazza di 15 anni rapita nel 2019 e non ancora liberata. «Molti gruppi religiosi – ha affermato – sfruttano le leggi per incriminare le minoranze e portare avanti il dramma delle bambine rapite, violentate e con la forza fatte sposare e convertite all’Islam». La donna pakistana si è appellata al primo ministro Imran Khan, affinché «la libertà non appartenga solo a determinati gruppi ma a chiunque». Infine ha auspicato che la legge sulla blasfemia possa essere modificata, anche se la migliore delle soluzioni sarebbe la sua cancellazione totale. «Una prospettiva però, a oggi, purtroppo infattibile».

Una libertà, quella religiosa, che «dovrebbe essere sacrosanta a qualsiasi latitudine e longitudine», ha sottolineato il cardinale Mauro Piacenza, presidente di Acs Internazionale. «In questo le religioni hanno il dovere di formare i propri fedeli ad una coesistenza comune e di pace». Secondo Piacenza infatti «le risposte violente all’esistenza di altri credi nel proprio territorio non potranno mai essere giustificate da nessun fondamento religioso, così come chi fomenta la violenza, con il solo intento del potere e della sopraffazione».

Tra in Paesi che hanno visto un peggioramento anche il Burkina Faso e la regione del Sahel, come testimoniato da monsignor Laurent Dabiré, vescovo di Dori e presidente della Conferenza episcopale del Burkina Faso e del Niger. «C’è un approccio culturale – ha spiegato – nell’infondere terrore. I terroristi perseguitano gli stessi musulmani che non vogliono appoggiare le violenze e il dialogo diventa impossibile». I pericoli per la libertà religiosa continuano poi «con le violenze fisiche e la difficoltà di vivere normalmente, tanto che oggi raggiungere Dori è quasi impossibile anche per le stesse organizzazioni internazionali».

A concludere l’incontro, il presidente esecutivo di Acs Thomas Heine-Geldern. «I dati, purtroppo, non sono una sorpresa – ha commentato – perché le violazioni alla libertà religiosa sono una tendenza consolidata». Sono stati però sottolineati i passi in avanti nel dialogo interreligioso, soprattutto tramite l’azione della Santa Sede. Il Rapporto, infatti, mette in luce «i tre gesti compiuti da Papa Francesco in questi ultimi anni»: la firma della dichiarazione sulla Fratellanza Umana, la celebrazione della prima Messa cattolica nella penisola araba e la prima visita ad un Paese a maggioranza sciita quale l’Iraq. «Eventi dalla portata storica e di fondamentale importanza per la costante lotta alle persecuzioni religiose in tutto il globo».

20 aprile 2021