Un’app per insegnare ai piccoli la Carta dei diritti dei bambini in ospedale

L’iniziativa lanciata da Aopi con l’Autorità garante per l’infanzia. Garlatti: «Il documento finalmente visibile da una prospettiva rovesciata»

Il gioco, un linguaggio semplice e accattivante e due simpatici protagonisti: Tommy e Ollie. Sono gli “ingredienti” della nuova app lanciata da Aopi (Associazione ospedali pediatrici italiani) con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, per far conoscere ai piccoli pazienti la Carta dei diritti dei bambini in ospedale. Il testo della Carta è stato riscritto per l’occasione dalla Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza: un gruppo di giovani dai 13 ai 17 anni, in modo da essere facilmente comprensibile per bambini e adolescenti.

L’applicazione, pensata per tutti gli smartphone, viene lanciata oggi, 23 marzo, da Aopi e Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia). Da oggi, in ognuna delle strutture che fanno parte di questa rete nazionale, saranno disponibili coloratissime brochure per spiegare ai bambini tutti i principi contenuti nella Carta che li vede protagonisti. Cliccando sul Qr Code presente su ogni opuscolo, sarà possibile scaricare la app che consentirà una visita guidata da Tommy e Ollie attraverso i diritti dei bambini in ospedale. Lo stesso codice sarà ben visibile su grandi totem posti in punti strategici degli ospedali frequentati dai piccoli e dalle loro famiglie e sarà disponibile sugli store IOS e Android. Cliccando sul singolo articolo i due personaggi prendono vita nello schermo per illustrare ai bambini il contenuto di ogni diritto.

«La Carta dei diritti può essere finalmente letta anche con gli occhi di un bambino – commenta la Garante nazionale Carla Garlatti -. Grazie infatti alla app Tommy e Ollie e alla traduzione compiuta da ragazzi per ragazzi, il documento è ora visibile da una prospettiva rovesciata: quella dei piccoli pazienti, che possono così prendere consapevolezza dei loro diritti in ospedale. È un ulteriore passo che compiamo insieme ad Aopi affinché quei principi trovino concreta attuazione – aggiunge -. E sarà importante registrare le risposte che arriveranno nel tempo dal questionario incluso nella app e rivolto ai giovani utilizzatori».

Per Alberto Zanobini, presidente di Aopi, «la pandemia e la necessità di regole più stringenti per garantire la sicurezza degli ospedali rischiano di compromettere alcune delle preziose conquiste che abbiamo raggiunto in questi anni sul fronte dei diritti dei piccoli pazienti. Oggi più che mai, quindi, dobbiamo ribadire l’importanza di questi principi e lavorare in sinergia per garantirli a tutti i bambini». Aopi è un’associazione che da oltre quindici anni riunisce i cinque ospedali pediatrici più avanzati a livello nazionale – tra cui l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù -, i maggiori dipartimenti pediatrici italiani, oltre ai presidi ospedalieri pediatrici presenti all’interno di policlinici. La missione: sostenere le iniziative degli ospedali pediatrici volte a migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria erogata a bambini e adolescenti, portando avanti una battaglia per i diritti dei più piccoli e le loro specifiche esigenze.

Il ricovero in ospedale, spiegano da Aopi, rappresenta per il bambino una brusca, e spesso dolorosa, interruzione della vita quotidiana. «Alla sofferenza provocata dalla malattia, si aggiunge il disagio per lo stravolgimento di abitudini e punti di riferimento. Da tempo, gli studi scientifici hanno evidenziato l’importanza di garantire ai piccoli pazienti tutta una serie di attenzioni che permettano loro di vivere nel modo più sereno possibile una condizione già difficile». La prima Carta dei diritti dei bambini in ospedale fu redatta nel 1988 a Leida, divenendo presto un punto di riferimento ormai imprescindibile per chi è chiamato a curare i più piccoli. «Ora Aopi si impegna a far conoscere in modo sempre più capillare i diritti enunciati dalla Carta e a garantirli a tutti i bambini e i ragazzi che fruiscono delle prestazioni sanitarie erogate, senza alcuna distinzione».

23 marzo 2021