Il Papa: la Quaresima, «discesa umile dentro di noi e verso gli altri»

Francesco ha presieduto la Messa con il rito di benedizione e imposizione delle Ceneri nella basilica di San Pietro. «Dio ci aspetta nei buchi più dolorosi della vita. E ci invita a ritornare a Lui»

La Quaresima è il tempo in cui non bisogna farsi distrarre dai tanti impegni quotidiani e rimandare a “dopo” l’incontro con il Padre. È il periodo in cui è bene fare il punto sul percorso intrapreso dalla propria vita, mettere da parte il proprio egocentrismo e «orientare il navigatore» verso Dio, Gesù e lo Spirito Santo. La Quaresima, infatti, «è una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. È capire che la salvezza non è una scalata per la gloria ma un abbassamento per amore». Lo ha spiegato Papa Francesco nell’omelia pronunciata nella basilica di San Pietro in occasione della Messa con il rito di benedizione e imposizione delle Ceneri, celebrata all’altare della Cattedra.

Alla presenza di un centinaio di fedeli, Bergoglio ha ricordato che il periodo di quaranta giorni che conduce al Triduo pasquale «non è una raccolta di fioretti, è discernere dove è orientato il cuore». È scavare dentro se stessi per comprendere se il centro della propria vita è Dio o se si vive solo «per essere notato, lodato, preferito, al primo posto». È il tempo liturgico forte in cui fermarsi e analizzare se il proprio cuore è ancorato al Signore o è «“ballerino” e fa un passo avanti e uno indietro, ama un po’ Dio e un po’ il mondo». I quaranta giorni che conducono alla passione, morte e risurrezione di Cristo possono essere vissuti per capire se si è schiavi delle proprie «ipocrisie o se si lotta per liberare il cuore dalle doppiezze e dalle falsità che lo incatenano».

Francesco, che ha imposto le ceneri sul capo dei soli cardinali dopo averle ricevute dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro, ha rimarcato che il viaggio della Quaresima è «un esodo dalla schiavitù alla libertà». Rimettere al centro della propria vita il Signore rappresenta un cammino non semplice e spesso sarà più forte la tentazione di tornare indietro. È un viaggio «ostacolato dai malsani attaccamenti, trattenuto dai lacci seducenti dei vizi, dalle false sicurezze dei soldi e dell’apparire, dal lamento vittimista che paralizza». Per iniziare un cammino di vera conversione è necessario «smascherare queste illusioni» e il primo passo da compiere è la confessione. A tal proposito, il vescovo di Roma si è rivolto direttamente ai sacerdoti e, ricalcando le parole pronunciate durante l’Angelus di domenica 14 febbraio, li ha esortati a essere come il padre della parabola del Figliol prodigo e ad accogliere i penitenti «non con la frusta ma con l’abbraccio».

Per ritornare a Gesù, invece, il cristiano deve imitare il lebbroso e implorare la guarigione. Ogni uomo, infatti, ha affermato Bergoglio è afflitto da malattie spirituali che non può sanare da solo, da vizi impossibili da estirpare senza un aiuto e da paure che si sconfiggono solo in due. «Il cammino non si basa sulle nostre forze – le parole del Papa -; nessuno può riconciliarsi con Dio con le proprie forze, non può. La conversione del cuore, con i gesti e le pratiche che la esprimono, è possibile solo se parte dal primato dell’azione di Dio. A farci ritornare a Lui non sono le nostre capacità e i nostri meriti da ostentare ma la sua grazia da accogliere. Ci salva la grazia, la salvezza è pura grazia, pura gratuità».

Il consiglio del Papa per intraprendere un cammino di conversione è quello di inginocchiarsi davanti al crocifisso e guardare ogni giorno le sue piaghe. «In quei fori riconosciamo il nostro vuoto, le nostre mancanze, le ferite del peccato, i colpi che ci hanno fatto male – ha concluso -. Dio non ci punta il dito contro ma ci spalanca le mani. Le sue piaghe sono aperte per noi e da quelle piaghe siamo stati guariti. Baciamole e capiremo che proprio lì, nei buchi più dolorosi della vita, Dio ci aspetta con la sua misericordia infinita. Perché lì, dove siamo più vulnerabili, dove ci vergogniamo di più, Lui ci è venuto incontro. E ora che ci è venuto incontro, ci invita a ritornare a Lui, per ritrovare la gioia di essere amati».

17 febbraio 2021