Guglielmo Giaquinta, apostolo della vocazione universale alla santità

Conclusa in Vicariato l'inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità del vescovo di Tivoli, fondatore dell'Opera Pro Sanctitate. De Donatis: «Ci troviamo di fronte a un autentico testimone del Vangelo»

Apostolo della vocazione universale alla santità e testimone della fraternità. È il profilo del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, vescovo di Tivoli e fondatore dell’Opera Pro Sanctitate, morto a Roma il 15 giugno 1994, emerso durante la sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità svoltasi oggi, 12 febbraio, nella Sala degli Imperatori costituita per il Tribunale nel Palazzo Apostolico Lateranense. «Ci troviamo di fronte a un autentico testimone del Vangelo» che ha vissuto «all’insegna della santità, in ragione dell’autentica testimonianza personale e del messaggio comunicato instancabilmente a tutti», ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis, che ha presieduto il rito trasmesso in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma. La chiusura dell’inchiesta diocesana arriva al termine di un lungo iter procedurale al fine di attestare «l’ortodossia di pensiero di  Giaquinta, la trasparenza morale della sua persona e la correttezza del suo impegno ministeriale».

Originario di Noto (Sr), dove era nato il 28 giugno 1914, fu ordinato sacerdote il 18 marzo 1939. Iniziò il suo ministero sacerdotale nella parrocchia di Santa Maria ai Monti durante «i tempi bui della guerra e del dopoguerra e si prodigò a favore di tante famiglie bisognose», ha ricordato De Donatis. Nel 1947 fondò il “Movimento Pro Sanctitate”, per evangelizzare la santità, e tre anni dopo il gruppo di laiche consacrate, le “Oblate Apostoliche”. In seguito, costituì il gruppo sacerdotale degli “Apostolici Sodales” e quello laicale degli “Animatori Sociali”. Uniti formarono la “Famiglia Pro Sanctitate”. Nel suo curriculum anche la nomina a promotore di giustizia e difensore del vincolo nel Tribunale del Vicariato di Roma, dove fu anche giudice. In Vicariato fu responsabile dell’Ufficio disciplina del clero e segretario generale. Nel 1949 divenne rettore della chiesa Madonna di Loreto al Foro Traiano.

Una vita «molto intensa, in uno stile che si può definire ascetico – ha proseguito il vicario del Papa per la diocesi di Roma -. Agli impegni istituzionali della diocesi, affiancava l’attività di predicatore di esercizi spirituali e di confessore, di organizzatore di convegni sacerdotali, di formatore nell’ambito delle realtà che si andavano sviluppando dal suo carisma di fondatore e di versatile scrittore. Il suo messaggio, sintetizzato nello slogan “tutti santi, tutti fratelli”, con intuito profetico anticipava in qualche modo la dottrina del Concilio Vaticano II, sottolineando l’universalità della chiamata alla santità e l’urgenza della fraternità sociale».

Il 24 settembre 1968 fu nominato vescovo per la diocesi di Tivoli e visse il suo ministero «come servizio di amore alla “sua sposa”, come insegnamento vigoroso della dottrina e come presenza in tutte le chiese tiburtine», le parole del cardinale. Nel 1987 gravi motivi di salute lo costrinsero a dimettersi. Tornò a Roma, dove morì nel 1994. Dal 2016 le sue spoglie mortali riposano a Santa Maria ai Monti.

Conclusione fase diocesana beatificazione e canonizzazione Guglielmo Giaquinta, 12 febbraio 2021

Tra le principali qualità del Servo di Dio, il porporato ha ricordato l’impegno nello studio e nel lavoro, la disponibilità a fermarsi nell’ascolto e nella fraternità conviviale. «Perspicace nel cogliere le istanze interiori degli animi e quelle esterne del mondo, nell’ottica dell’ottimismo antropologico – ha detto De Donatis -; sensibile alle profondità dello spirito e interessato alle problematiche sociali; realista nel fare, attento ai particolari e alle piccole cose ma aperto alla dimensione trascendente e universale. Un uomo, dunque, dai tratti che manifestano la ricchezza di una personalità composita».

Alla presenza della postulatrice Marialuisa Pugliese, del delegato episcopale monsignor Francesco Maria Tasciotti, del promotore di giustizia don Giorgio Ciucci, il cardinale ha messo in risalto le caratteristiche dell’uomo «dotato di una ricca personalità che ha camminato verso un’unica direzione»; del sacerdote dedito alla preghiera «nelle cui celebrazioni il senso del mistero e la presenza del Divino diventavano quasi palpabili»; del fondatore «fecondo» la cui vita «ha avuto come meta la santità e come centro d’irradiazione la vocazione di ogni uomo alla santità».

12 febbraio 2021