Giaquinta, verso la chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione

Il rito per il fondatore della Pro Sanctitate in programma il 12 febbraio nella Sala degli Imperatori del Palazzo Lateranese. Presiede il cardinale De Donatis

Si chiude venerdì 12 febbraio alle 12 nella Sala degli Imperatori del Palazzo Lateranense la fase diocesana dell’inchiesta sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, vescovo di Tivoli e fondatore dell’Opera Pro Sanctitate. Il rito – che verrà trasmesso in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma – sarà presieduto dal cardinale vicario Angelo De Donatis, alla presenza della postulatrice Marialuisa Pugliese e dei membri del Tribunale diocesano di Roma: il delegato episcopale Francesco Maria Tasciotti, il promotore di giustizia don Giorgio Ciucci e il notaio attuario Marcello Terramani.

«Sacerdote austero, fedelissimo alla preghiera, sempre disponibile al dialogo – lo ricorda la postulatrice, che lo ha conosciuto personalmente -. Venendo a contatto con la ricerca e le attese di tanti uomini, scopre sempre più chiaramente la sete divina, cioè il desiderio da parte di Dio di raggiungere ogni creatura con il suo amore e la sua salvezza; nella contemplazione e nella riflessione teologica intuisce nella chiamata alla santità la vocazione fondamentale dell’uomo».

Terzo di quattro figli, Giaquinta nasce a Noto (Siracusa) il 25 giugno 1914, ma ben presto la sua famiglia si trasferisce a Roma. Qui, nel novembre 1927 entra al Pontificio Seminario Romano Minore quindi, nel 1933, al Maggiore. Ordinato sacerdote il 18 marzo 1939, completerà la sua formazione in “Utroque iure” al Pontificio Ateneo Lateranense Sant’Apollinare, svolgendo contemporaneamente il suo ministero pastorale, dapprima come collaboratore e poi come vice parroco nella comunità di Santa Maria ai Monti. Nel 1946 è nominato promotore di giustizia e difensore del vincolo al Tribunale del Vicariato di Roma, dove in seguito svolgerà anche
il compito di giudice. Sempre in Vicariato, negli anni ricopre i ruoli di responsabile dell’Ufficio disciplina del clero e di segretario generale. Assume anche l’incarico di rettore della chiesa della Madonna di Loreto al Foro Traiano (1949) e di assistente diocesano della Donne di Azione cattolica.

Sotto la sua guida iniziano i primi incontri della Pro Sanctitate mentre nel 1950 nascono le Oblate Apostoliche, consacrate in vita fraterna. È del 1957, poi, la prima Giornata della santificazione universale; il 2 febbraio 1960 arriva il riconoscimento ecclesiastico del movimento. Ancora, nel 1962 inizia l’attività dei Convegni sacerdotali e il gruppo degli Apostolici Sodales, ispirati alla spiritualità del Cenacolo. Nel 1968 Giaquinta viene nominato vescovo di Tivoli; durante gli anni di episcopato ricopre diversi incarichi nella Conferenza episcopale, tra i quali la presidenza della Commissione per il clero. Continua la sua predicazione di esercizi spirituali e si intensifica la sua attività di scrittore: sono di questo periodo le sue opere più celebri, come L’amore è rivoluzione (1973), La rivolta dei samaritani (1977) e Il Cenacolo (1981). Per motivi di salute rassegna le dimissioni nel 1986; l’anno successivo torna a Roma.

La postulatrice lo ricorda «paziente e sereno nella malattia che si va aggravando, con lo sguardo luminoso fino alla fine», arrivata al Policlinico Gemelli il 15 giugno 1994. «Ho conosciuto il fondatore quando avevo 17 anni – continua – e sono subito rimasta colpita non tanto dalla sua persona quanto dalla forza del suo messaggio: tutti siamo chiamati a essere santi. Un messaggio che ha polarizzato la mia vita e che ha portato alla decisione di consacrarmi all’apostolato. La santità è amore, una stupenda storia d’amore, un’alleanza
intessuta tra Dio e l’uomo e tra tutti gli uomini – prosegue -: all’infinito amore del Padre siamo chiamati a rispondere con un massimo di amore verso Dio e verso i fratelli».

10 febbraio 2021