Myanmar: incriminata Aung San Suu Kyi

Tra le accuse, aver violato leggi sulle importazioni e possedere illegalmente dispositivi elettronici. Incriminato anche l’ex presidente Win Myint

Aver violato delle leggi sulle importazioni e possedere illegalmente dispositivi elettronici. Sono queste alcune delle accuse contestate ad Aung San Suu Kyi, consigliere di Stato del Myanmar rimossa dalla sua carica lunedì 1° febbraio dai militari, che, informa la polizia birmana attraverso un documento rilanciato dai media internazionali, rimarrà in stato di fermo almeno fino al 15 febbraio. Stando alla versione della polizia, rilanciata dall’emittente Al Jazeera, delle radio walkie-talk trovate nella residenza della dirigente erano state portate in Myanmar in modo illecito e poi utilizzate senza permesso. Al momento non è chiaro dove si trovi Suu Kyi: secondo divere indiscrezioni, sarebbe confinata nella sua residenza della nuova capitale Naypyidaw.

In stato di fermo anche l’ex presidente Win Myint, anche lui deposto lunedì scorso dai militari, accusato di aver violato una legge relativa alla gestione delle calamità. Intanto nei confronti dell’intervento dell’esercito sono state inscenate diverse proteste. I residenti di Yangon, la città più popolosa del Paese, hanno dimostrato il loro dissenso suonando i clacson delle auto e sbattendo pentole sui loro balconi. Medici di diversi ospedali del Paese invece hanno organizzato scioperi o hanno iniziato a indossare durante il lavoro nastri neri o rossi. Un colore, quest’ultimo, usato anche da utenti social che hanno sostituito le loro foto profilo con sfondi rossi. Ancora nessuna manifestazione di piazza. Dall’altra parte, sono stati organizzati invece alcuni cortei a favore dell’intervento militare.

4 febbraio 2021