Stato di emergenza in Myanmar. Arrestata San Suu Kyi

Con la leader della Lega nazionale per la democrazia catturati anche il presidente Win Myint e altri leader. Tutti i poteri trasferiti al capo delle forze armate

Stato d’emergenza dichiarato dall’esercito in Myanmar. Comunicazioni via Messenger, con internet e telefono bloccati. Il timore questa mattina, 1° febbraio, è che si arrivi da un momento all’altro alla chiusura totale del web. L’Agenzia Sir riferisce, grazie al contatto con una fonte locale, di uno stato di confusione generale, con le persone impaurite e chiuse in casa, precipitata dopo che Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld), è stata arrestata questa mattina dai militari.

Secondo quanto riferito all’agenzia Reuters dal portavoce della Nld Myo Nyunt, sono stati arrestati nelle prime ore di questa mattina anche il presidente Win Myint e altri leader mentre tutti i poteri sono stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate, e crescono i timori di un colpo di stato. All’origine di questo stato di cose, la denuncia che i militari portano avanti da diverse settimane relativa a frodi durante le elezioni legislative dello scorso novembre, vinte in modo schiacciante dalla Lega nazionale per la democrazia (Nld).

Lo scorso 8 novembre il partito di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, molto criticato a livello internazionale per la gestione della crisi musulmana Rohingya ma ancora adorato dalla maggioranza della popolazione, ha ottenuto infatti oltre l’82% dei 1.117 seggi. L’Usdp, composto da diversi ex ufficiali militari, ha vinto solo 71 seggi a livello nazionale ma si è rifiutato di accettare i risultati del voto. I militari affermano di aver identificato milioni di casi di frode, tra cui migliaia di centenari o minori che risulterebbero tra i votanti. Gli arresti sono avvenuti poche ore prima della riunione inaugurale del Parlamento recentemente insediato. Il Paese è quindi caduto nel caos.

Immediate le reazioni di condanna da parte della comunità internazionale. Gli Usa, anzitutto, che «si oppongono a ogni tentativo di alterare il risultato delle recenti elezioni o impedire una democratica transizione» e «continuano ad affermare il loro forte appoggio per le istituzioni democratiche» della Birmania. L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell affida a Twitter la ferma condanna del colpo di Stato dei miliari, chiedendo «un immediato rilascio dei detenuti. I risultati elettorali e la costituzione – scrive – devono essere rispettati. Il popolo della Birmania vuole la democrazia. L’Ue è con loro». Anche il premier britannico Boris Johnson condanna il colpo di Stato in Birmania e l’arresto della leader Aung San Suu Kyi. «Il voto del popolo deve essere rispettato – scrive anche lui su Twitter – e i leader civili rilasciati».

1° febbraio 2021