Fossoli, uno dei simboli della complicità italiana nello sterminio
Il campo di transito verso i lager nazisti, da cui passò anche Primo Levi, al centro di un incontro sui canali social del Maxxi. Il progetto di un centro visitatori
«Uno dei simboli della complicità italiana nello sterminio». Nel Giorno della Memoria 2021, ieri, 27 gennaio, è stato ricordato così il campo di Fossoli, utilizzato dalle SS come anticamera dei lager nazisti. L’occasione: un incontro in diretta streaming sui canali social del Maxxi (il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma) con Pietro Barrera, segretario generale Fondazione Maxxi, e Pierluigi Castagnetti, il presidente della Fondazione Fossoli, con letture di Giuseppe Butera tratte dalla raccolta “Ad ora incerta” (1984) di Primo Levi.
Proprio Primo Levi fu tra coloro che transitarono da Fossoli su un treno diretto ad Auschwitz. Nel dicembre del 1943 il sito era stato trasformato dalla Repubblica Sociale Italiana in un campo di concentramento per ebrei. Poi dal marzo del 1944 divenne un campo poliziesco e di transito: i circa 5mila internati politici e razziali che transitarono da Fossoli ebbero come destinazioni i noti campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau e altri ancora. Fossoli è un importante luogo della memoria: in questa località a circa sei chilometri da Carpi (Modena) è ancora visibile il campo costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici.
L’incontro promosso dal Maxxi si è svolto in streaming a causa delle norme in vigore per il contenimento della pandemia di coronavirus ed è stato un’occasione anche per parlare del “Concorso per la progettazione del nuovo centro visitatori per il campo di Fossoli” al quale Maxxi e Fondazione Fossoli, insieme al Comune di Carpi, stanno lavorando. L’obiettivo: realizzare un’opera pubblica in grado di valorizzare il sito della memoria, significativa dal punto di vista della qualità architettonica, offrendo ambienti per lo studio, laboratori, installazioni, reception, bookshop e servizi al visitatore.
La memoria, ha affermato Barrera, «si coltiva anche nel concreto rendendo visibili, visitabili ed efficaci i segni che la guerra e la Shoah hanno lasciato sul nostro territorio. Del resto quella che chiamiamo “l’architettura della memoria” non ha solo una valenza funzionale ma parla e colpisce al cuore e anticipa ed esprime fisicamente il dolore della narrazione». Ha poi aggiunto che «c’è un’altra ragione, per me la più importante, ovvero che Fossoli è uno dei simboli della complicità italiana nello sterminio. È troppo facile lasciarne ogni responsabilità ai tedeschi o comunque agli altri, come se noi italiani non c’entrassimo e fossimo stati solo spettatori di una tragedia che non ha pari nella storia». Nel 2018, ha sottolineato ancora il segretario generale della Fondazione Maxxi, «il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato che noi siamo il Paese delle Leggi razziali, dove migliaia di “brave persone” operarono senza fiatare all’esclusione sociale degli ebrei dalle scuole, dai posti di lavoro e dalla comunità nazionale, e quelle leggi furono il prologo indispensabile allo sterminio».
Castagnetti ha evidenziato l’importanza di dotare il campo di Fossoli di un nuovo centro visitatori. «Fossoli era un campo di raccolta e concentramento per i prigionieri militari e dalla fine del 1943 e per gran parte del 1944 è stato il punto di raccolta per i prigionieri che poi sarebbero stati deportati nei campi di sterminio. Vi si trovavano prigionieri per ragioni razziali e per ragioni politiche, come nel caso di Primo Levi che ha cristallizzato l’esperienza di Fossoli nel suo capolavoro “Se questo è un uomo”».
28 gennaio 2021