Dai vescovi di Roma l’invito a riscoprire «l’arte dell’ascolto»

Il messaggio indirizzato alla comunità diocesana, diffuso in vista della celebrazione della Domenica della Parola, il 24 gennaio. «Beato chi si farà compagno di strada dei suoi fratelli»

Dedicato a “L’arte dell’ascolto” il messaggio indirizzato dal Consiglio episcopale diocesano alla comunità ecclesiale di Roma, diffuso oggi, 15 gennaio, in vista della celebrazione dell’ormai prossima Domenica della Parola, il 24 del mese. A fare da riferimento, le parole di Papa Francesco, che nell’Evangelii gaudium ricorda: «Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire».

Accogliere e ascoltare: questi i due atteggiamenti ai quali invitano i presuli, sul modello di Maria. «In questi mesi – scrivono – stiamo insistendo molto sulla necessità di metterci maggiormente in ascolto di Dio e in ascolto dell’uomo. Essere in relazione, puntare sul “tu per tu”, è quanto mai importante. Se da una parte stiamo vivendo, a causa delle restrizioni, un tempo “rallentato”, un ritmo diverso delle attività, dall’altra riscontriamo che proprio questo è il tempo privilegiato per fermarci ad ascoltare». Alle comunità parrocchiali e alle equipe pastorali si chiede quindi di «fare un salto», interrogandosi su «come vivere al meglio questo periodo per sviluppare un’attenzione del cuore, un ascolto vero delle famiglie, dei giovani, dei poveri, dei malati». Senza temere, qualche volta, di «rallentare il passo».

L’esperienza della pandemia, riflettono ancora i vescovi, «ci ha messi in crisi». Di qui l’invito a sviluppare «un ascolto attento ma pieno di speranza, sereno ma tenace, costante ma non ansioso che possa preparare e spianare le strade che il Signore ci chiama a percorrere. Ascoltare – proseguono – non è un’iniziativa tra le tante quanto piuttosto un cammino spirituale per cambiarci profondamente come persone e come comunità». Cammino per il quale nel messaggio si propongono alcuni spunti. A cominciare dalla considerazione che «ascoltare è crescere», come ricorda l’esperienza umana dello stesso Gesù.

Ancora, «ascoltare è vivere la liturgia al ritmo della vita». L’ascolto dell’altro «trova nella liturgia, alla luce della Parola proclamata e accolta nel cuore, il suo alveo di maturazione». Fondamentale, quindi, «tenere insieme e articolare sapientemente l’ascolto personale con quello comunitario, ricordando che quando un battezzato prega e opera è tutta la Chiesa che prega e agisce attraverso di lui e con lui». Proprio per questo la Domenica della Parola, «in questo tempo particolare di difficoltà per il mondo», è un «segno di Luce per aiutare le nostre comunità a riprendere il cammino, l’esodo comunitario verso il mondo, per annunciare e testimoniare la presenza del Risorto in mezzo a noi».

Nelle parole dei vescovi, ascoltare è anche «camminare dietro al maestro che si rivela nel prossimo». Vale a dire, «vivere la sequela di Gesù, imparare da Lui il rapporto con la gente. Mettersi in ascolto della gente e della vita – è scritto ancora nel messaggio è un tirocinio indispensabile per assimilare i sentimenti del Signore e diventare discepoli». Ma per mettersi in ascolto è necessario «uscire sulla strada» ma soprattutto «imparare a tacere, e non è facile. Bisogna dare spazio a quel sano interesse per la vita che spinge all’incontro e apre al nuovo». Ascoltare infatti è anche «contemplare la presenza di Dio nell’altro»: è «contemplare la rivelazione del mistero di Dio che è presente e opera nella storia delle persone. Dunque esige una preparazione nella preghiera».

Da ultimo, scrivono ancora i presuli, «ascoltare è fermarsi, cambiando i propri progetti, è dare il proprio tempo, prendersi cura e condividere le proprie risorse, come il samaritano della parabola (cfr. Lc 10,29-37). Ascoltare è riconoscere la dignità del fratello e della sorella che consegna un frammento della propria storia e affida qualcosa del proprio fardello. Sentirsi accolti come persone preziose davanti a Dio è già entrare nella sua intimità». È «un’arte», insomma, che «aiuterà a trovare il nome delle cose e diventerà pedagogia al dialogo con Dio, cioè alla preghiera, che maturerà fino a ripetere in ogni circostanza: “Signore, venga il tuo regno!”. Beato chi si farà compagno di strada dei suoi fratelli».

15 gennaio 2021