Coronavirus e carcere: riduzione delle presenze e vaccini ai detenuti

Sono le priorità rilanciate dalla Conferenza dei Garanti, che ribadisce il no allo stop alla formazione e chiede maggiore uso di videochiamate e internet

“Il carcere tra interno ed esterno. Esigenza di tutela tra diminuzione delle presenze e priorità vaccinale”. Si intitola così il documento redatto dalla Conferenza dei Garanti territoriali, nel quale si ribadisce la necessità di ridurre le presenze in carcere e di annoverare i detenuti, insieme con il personale penitenziario, tra le categorie prioritarie del piano vaccinale contro il Covid-19. E accanto alle priorità da perseguire, si indicano anche alcune proposte concrete.

Anzitutto, visto che le risorse finanziarie messe a disposizione dal bando Cassa Ammende “Emergenza Covid-19” «appaiono inadeguate (20 euro a persona tutto incluso) al bisogno rilevato di housing per persone in esecuzione penale esterna», la Conferenza propone l’aumento del budget giornaliero a persona a 38/40 euro comprensivo di Iva e «l’adozione del meccanismo del “Vuoto per pieno”, in modo da sostenere gli enti gestori che creano nuove strutture di accoglienza (così da coprire i giorni di vuoto)».

Sempre sul versante della diminuzione delle presenze in carcere, «appare necessario potenziare il sistema di presa in carico e gestione delle istanze di accesso ai benefici e alle misure alternative, come richiesto dal Coordinamento nazionale dei magistrati di sorveglianza», si legge ancora nel documento. La Conferenza dei Garanti territoriali si dichiara quindi disponibile a «facilitare azioni di supporto ai servizi della giustizia anche su base volontaria o a integrare percorsi allo studio o in fase di ideazione che possano contribuire alla gestione efficace delle istanze di accesso a benefici e misure alternative».

Le carceri, spiegano i Garanti, sono «comunità mobili, fatte di ingressi e uscite, di operatori socio-sanitari, educativi della sicurezza che lavorano e vivono tra interno ed esterno. Questa comunità deve essere tutelata – affermano -, perché garantire la salute delle persone ristrette significa garantire la salute di tutti». Di qui la richiesta di includere le persone detenute tra le categorie prioritarie del piano strategico vaccinale elaborato da ministero della Salute, Commissario straordinario per l’emergenza, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa. Nel frattempo, «bisognerà garantire tutte le attività che non costituiscano una fonte di rischio elevato nella diffusione del virus», a partire dalla formazione professionale e dall’istruzione («anche in presenza, in stanze sufficientemente ampie e aerate, con insegnanti e studenti opportunamente distanziati e muniti di dispositivi di protezione individuale indossati correttamente») e da altre attività che non comportino assembramenti e contatti fisici tra detenuti e operatori provenienti dall’esterno.

Da ultimo, la Conferenza sottolinea la sproporzione tra l’introduzione del reato di detenzione di telefoni cellulari all’interno di un istituto penitenziario – «operata con il cosiddetto “decreto sicurezza”» – e la necessità di «aumentare le possibilità di contatto “immateriale” con l’esterno (aumento del numero delle chiamate) e di garantire la comunicazione e i contatti con familiari e terze persone attraverso le piattaforme informatiche, a fronte della estrema riduzione dei colloqui in presenza». L’auspicio è che si sperimentino corrispondenza via mail e  ricerche sul web «sia per motivi di scuola, studio e ricerca, che di ricorso ad altre occasioni di svago e di impegno del tempo libero», per poi renderle «strutturali e definitive».

29 dicembre 2020