Da marzo nella Capitale 7.476 nuovi poveri nei centri d’ascolto Caritas

I dati del rapporto "Povertà a Roma", presentato il 15 dicembre. La maggior parte delle richieste di aiuto per pacchi alimentari. A giugno negli Empori solidali incremento del 600% rispetto al 2019

Annaspano se devono affrontare spese improvvise. A fatica riescono a pagare le utenze o l’affitto. Non sempre riescono a fare la spesa. Lo scorso anno i nuovi poveri di Roma erano gli “equilibristi della povertà”, «prime vittime della crisi economica conseguente al lockdown». Centinaia di famiglie che hanno pagato il prezzo più alto degli effetti a lungo termine della pandemia che «ha colpito chi già era escluso o sfruttato. Gli aiuti non sono arrivati a chi ne aveva bisogno più di altri. L’informazione non ha aiutato a conoscere e a comprendere il dramma dei più emarginati: ha dato risalto a chi ha fatto “più rumore” perché dietro ha specifici gruppi di interesse e prestato poca attenzione alle vittime indifese. Urge una programmazione». Le parole dell’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicegerente della diocesi di Roma, inquadrano in modo desolante la situazione a Roma fotografata nel quarto Rapporto “Povertà a Roma: un punto di vista”, realizzato dalla Caritas diocesana, che ha per tema “Nessuno si salva da solo”.

Presentato oggi, 15 dicembre, in diretta streaming sulla pagina Facebook della diocesi, il documento parte dalla constatazione che l’emergenza sanitaria ha inciso su una comunità già fortemente provata dalla crisi economica e da quella demografica dove, prima del Covid-19, la popolazione a rischio povertà era pari al 18%. Oggi il 30,5% della popolazione romana è disoccupata, il 60,4 ha visto la riduzione del lavoro. Da marzo i “nuovi poveri” della Capitale, persone che si sono rivolte per la prima volta ai centri d’ascolto parrocchiali, sono 7.476 di cui i 48,7% italiani seguiti da filippini (16,3%), peruviani (4,9%), romeni (4,7%) e altre 97 nazionalità. Ad allarmare è che manca l’essenziale: il cibo in tavola. Nel corso del webinar, moderato da monsignor Walter Insero, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi, è emerso che il 62% dei nuovi iscritti al Sistema Informativo Sociale ha fatto richiesta di pacchi alimentari, il 30% si è rivolto ai 5 empori della solidarietà e l’8% ha beneficiato di 500 euro elargiti dalla Caritas attraverso il Fondo Anticrisi attivato per aiutare le famiglie a far fronte alle spese necessarie e improcrastinabili (bollette, rate di condominio, spese mediche).

Per non lasciare solo nessuno «le comunità ecclesiali si sono rimboccate le maniche e hanno favorito e creato reti di solidarietà, anche rischiando certe volte di doversi sostituire alle istituzioni», ha evidenziato don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma, che si è soffermato sul lavoro nero, «la grande povertà scoperta di questi mesi», auspicando il ritorno «a una vera cultura del lavoro». La punta dell’iceberg è stata l’emergenza alimentare che ha costretto mamme a offrire una merenda abbondante ai figli – con pane e olio – per cucinare meno la sera, come testimoniato da alcuni sacerdoti. Stando ai dati raccolti nei 176 centri di ascolto coordinati dalla diocesi, dai 137 punti di distribuzione e dai 13 centri di stoccaggio per gli alimenti attivati durante l’emergenza, le persone accolte sono state 21.160, il 35,3% per la prima volta (pari a un terzo), che vanno ad aggiungersi alle 40.607 che le parrocchie avevano già in carico da alcuni anni. Il 54% dei nuovi iscritti ha meno di 45 anni. Negli empori sono state compilate 2.258 nuove tessere e solo a Santa Giacinta nel mese di maggio sono state consegnate 80.342 quintali di derrate, a fronte dei 23.387 quintali di maggio 2019. A giugno l’incremento è stato del 600% rispetto al 2019. Le tre mense della Caritas tra marzo e settembre hanno preparato 238.246 pasti a fronte dei 185.062 erogati l’anno scorso.

«Abbiamo cercato di sostenere chi aveva bisogno di aiuto per ottenere ciò di cui ha diritto», ha detto Palmieri, senza dimenticare le persone «rimaste in strada perché i centri di accoglienza hanno dovuto ridurre le presenze senza che i servizi sociali fossero in grado di approntare misure alternative». E guardando alle prossime settimane ha osservato che «purtroppo, in pieno inverno, la città ancora non si è attrezzata a soccorrere coloro che passeranno in strada questi mesi». Grazie al Fondo Gesù Divino Lavoratore, al 31 ottobre risultano aperte 107 istruttorie ed erogati 114.092 euro.

Il rapporto offre anche una risposta a come hanno reagito le parrocchie travolte dall’emergenza globale. I Centri d’ascolto sono rimasti prevalentemente aperti, 33,4% in presenza in particolare nei settori Sud ed Est. L’85,9% ha registrato un’impennata del numero delle persone assistite (in 6 casi l’aumento degli assistiti è stato di oltre 500). «Dal punto di vista organizzativo, territoriale, si è messo in moto un meccanismo di collaborazione senza precedenti», ha rimarcato don Benoni.

15 dicembre 2020