Coronavirus, il Consiglio Cei: «Sensibili miglioramenti ma non ne siamo fuori»

Aperti dal pro presidente Mario Meini i lavori della sessione straordinaria, che si svolge online. Anche a Natale, «è possibile celebrare in condizioni di sicurezza»

Si è aperta con un pensiero e un «abbraccio ideale» al cardinale presidente Gualtiero Bassetti l’introduzione del pro-presidente della Cei Mario Meini al Consiglio episcopale permanente straordinario, che si volge online da questa mattina, 1° dicembre. «Esprimiamo gratitudine a tutto il personale sanitario dell’Azienda ospedaliera di Perugia “Santa Maria della Misericordia” e del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma, per l’amore e la professionalità con cui si sono presi cura di lui e di tutti gli ammalati – le parole del presule -. Continuiamo a pregare per tutti quelli che si trovano nella prova e nella sofferenza, con la certezza che Dio Padre non abbandona i suoi figli. Assicuriamo anche la nostra vicinanza e la nostra ammirazione a tutti i medici e agli operatori sanitari, che stanno vivendo appieno la loro vocazione nella custodia del fratello malato e sofferente».

Un «particolare saluto» anche all’arcivescovo Renato Boccardo, «che ha lungamente combattuto il virus e che oggi è nuovamente in riunione con noi. Ci rallegriamo con lui e con coloro che hanno potuto superare questa difficile prova», ha aggiunto Meini, sottolineando che «i dati diffusi negli ultimi giorni sul fronte della pandemia rilevano sensibili miglioramenti ma ci dicono che ancora non ne siamo fuori». Di qui l’invito a essere saldi nella responsabilità e nella prudenza, rinnovando «l’impegno verso “il valore unico dell’amore”, come ci ricorda Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti». Anche i cristiani infatti «sono chiamati, insieme a tutti i cittadini, a fare la propria parte: sul piano sanitario rispettando tutte le norme precauzionali anti-contagio; nell’ambito professionale compiendo il proprio dovere; nella sfera personale attendendo responsabilmente ai compiti che spettano a ogni membro della società».

Il vescovo ha riconosciuto le «fatiche» di questa fase storica, nella quale non mancano tuttavia «tanti esempi positivi di dedizione al prossimo. Esperienze che spesso nascono nelle nostre parrocchie e si concretizzano in attenzioni educative, gesti di gratuità, iniziative solidali verso i più fragili, proposte culturali per leggere i segni dei tempi. Si moltiplicano i “semi di speranza” che, come comunità cristiana, siamo chiamati a saper vedere e valorizzare, collaborando a diffondere una cultura che chiede fiducia nel domani – ha aggiunto -. Soprattutto quest’anno l’Avvento e il Natale chiedono uno sguardo nuovo di cura nei confronti delle povertà materiali, psicologiche e spirituali diffuse nella società», l’appello di Meini, secondo il quale «le povertà vecchie e nuove impongono un coinvolgimento attivo, scevro da ogni fatalismo, capace semmai di generare dedizione verso chi è nel bisogno».

Tra i temi affrontati da Meini, la questione degli orari delle celebrazioni natalizie, particolarmente l’ora della Messa nella notte di Natale. Citando il recente “Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia”, il vescovo ha sottolineato che «in questi mesi è apparso chiaro come sia possibile celebrare nelle comunità in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme. Siamo certi – ha aggiunto – che sarà così anche nella prossima solennità del Natale e continuerà ad essere un bel segno di solidarietà con tutti. I tempi di Avvento e Natale «costituiscono un’occasione favorevole per trovare spazi di preghiera, capaci di sostenere e dare senso alla vita quotidiana – la raccomandazione del pro-presidente della Cei -. Preghiera individuale e comunitaria, comunque intensa, eventualmente anche utilizzando alcune possibilità offerte dalle tecnologie digitali». Proficua, in questo senso, l’esperienza maturata durante i mesi di lockdown, nei quali «l’opportunità della preghiera domestica si è inserita nelle case, talvolta gravate da preoccupazioni per la malattia, il lavoro, la scuola, favorendo l’incontro tra i coniugi, tra i genitori e i figli, tra le diverse generazioni. Sarà importante – ha concluso il vescovo – dare continuità e moltiplicare queste esperienze, con la famiglia credente che esprime la sua vocazione nel trasmettere la fede».

1° dicembre 2020