Pena capitale, Sant’Egidio: a una svolta storica

“#Stand4Humanity #NoDeathPenalty”: il webinar della Comunità nell’anniversario della prima abolizione da parte del Granducato di Toscana. Il presidente dell’Europarlamento Sassoli: «La pena di morte, fallimento dello stato di diritto». L’illuminazione del Colosseo

Nell’anniversario della prima abolizione della pena di morte della storia da parte di uno stato, il Granducato di Toscana, nel 1786, la Comunità di Sant’Egidio ha promosso ieri sera, 30 novembre, il webinar live internazionale “#Stand4Humanity #NoDeathPenalty”, trasmesso sui canali social del movimento laicale. Introducendo i lavori, Mario Marazziti, giornalista e membro della Comunità, ha sottolineato l’importanza di una Giornata mondiale delle città per la vita, «il movimento internazionale inventato all’inizio del secolo dalla comunità di Sant’Egidio e che ha contribuito a una accelerazione dell’abolizione della pena capitale in gran parte del pianeta – ha spiegato -. Nel 1975 solo 16 Paesi del mondo erano abolizionisti, oggi sono 142 per legge o di fatto, mentre 56 hanno ancora la sentenza capitale».

Pur evidenziando che «abbiamo più bisogno di prima della pandemia di più diritti umani, più giustizia e più vita, perché è forte l’assuefazione alla polarizzazione della violenza», Marazziti ha anche detto che «siamo a una svolta della storia umana riguardo alla pena capitale: nel 2019, infatti, sono stati solo 20 i Paesi che l’hanno usata davvero». In particolare, poi, la California ha dichiarato una moratoria per 729 condannati nel più grande braccio della morte del mondo, il New Hampshire l’ha abolita e anche il Colorado. «Negli Usa siamo al minimo storico di sentenze ed esecuzioni da un quarto di secolo – ha messo in luce ancora Marazziti -: 20 lo scorso anno e 15 quest’anno, ma sarebbero solo 8 senza quelle volute in piena campagna elettorale dal procuratore generale Barr».

Proprio dagli Stati Uniti è intervenuta Krisanne Vaillancourt, direttrice del Movimento cattolico americano contro la pena di morte, spiegando come «l’abolizione della pena capitale è una priorità della Chiesa cattolica americana, che passa attraverso la preghiera, l’attivismo e l’educazione». In particolare, la referente del movimento ha guardato «al ruolo di riferimento in questo campo esercitato dal Papa», ricordando da un lato «il merito di Francesco per avere voluto ribadire nel Catechismo della Chiesa cattolica che la condanna a morte è inaccettabile», dall’altro il messaggio giunto via Tweet nella giornata di ieri, 30 novembre, dall’account del pontefice, che ha ricordato, «alla luce della sua ultima enciclica “Fratelli tutti”, come nemmeno un omicida perde la sua dignità umana e quanto la vendetta non porti a nulla».

Collegata dagli Stati Uniti anche Sandra Babcock, fondatrice del Cornell centre on the death penalty, che ha raccontato la storia personale di Lisa Montgomery, «la prima donna che “deve morire” dopo 70 anni per reati federali» e la cui esecuzione è fissata per il prossimo 12 gennaio. Per la condannata, «malata psicotica a causa di violenze subite fin da bambina nell’ambito familiare – ha detto Babcock – è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione denominata “Savelisa“». Anche Joaquin Martinez, condannato a morte nel 1997 per un crimine che non aveva commesso, ha voluto ricordare «il volto e la storia di chi sta nel braccio della morte» perché «sono figli e padri come lo ero io, hanno una famiglia che soffre come l’ho avuta io», ha detto.

Ancora, sono intervenute ai lavori, aperti da un videomessaggio del presidente del Parlamento europeo David Sassoli – che ha evidenziato come «la pena di morte è il fallimento dello stato di diritto» e che «non potrà esserci vera giustizia finché nel mondo verrà calpestato il diritto alla vita» – Suzana Norlihan, dalla Malesia, e Navi Pillay, dal Sud Africa. La prima, avvocato e attivista di religione musulmana, ha osservato come «l’abolizione della pena di morte non è contro l’Islam» perché secondo la sharia, cioè la legge sacra islamica, «la pena di morte non è una pena obbligatoria bensì un’eccezione». Da parte sua, la presidente della Commissione internazionale contro la pena di morte ha messo in luce «la necessità di collaborare per sviluppare nuovi modi per opporci alla violenza». Nello specifico Pillay ha parlato di «lavorare sulla consapevolezza delle persone con un’azione discreta e graduale, mediante l’educazione e la leadership».

L’evento si è concluso con una speciale illuminazione animata del Colosseo, monumento emblematico per la campagna di Sant’Egidio perché per secoli simbolo della pena capitale, in quanto teatro di esecuzioni cruente.

1° dicembre 2020