Mattarella: la violenza contro le donne, «emergenza pubblica»

Il presidente della Repubblica nella Giornata internazionale: «Le istituzioni hanno raccolto il grido d’allarme». David Sassoli alla plenario del Parlamento Ue

«La ricorrenza di oggi induce a riflettere su un fenomeno che purtroppo non smette di essere un’emergenza pubblica». Sono le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre. «Le notizie di violenze contro le donne occupano ancora troppo spesso le nostre cronache, offrendo l’immagine di una società dove il rispetto per la donna non fa parte dell’agire quotidiano delle persone, del linguaggio privato e pubblico, dei rapporti interpersonali», prosegue il capo dello Stato.

Nell’analisi di Mattarella, la violenza di genere «non si esprime solo con l’aggressione fisica ma include le vessazioni psicologiche, i ricatti economici, le minacce, le varie forme di violenza sessuale, le persecuzioni e può sfociare finanche nel femminicidio. Alla base di tutte queste forme di violenza – prosegue – vi è l’idea dissennata e inaccettabile che il rapporto tra uomini e donne non debba essere basato su di un reciproco riconoscimento di parità». Il capo dello Sato riconosce che la pandemia in corso «ha accresciuto il rischio di violenza che spesso ha luogo proprio tra le mura domestiche: si è purtroppo assistito, durante il periodo di lockdown, a un drammatico aumento della violenza contro le donne che vede tragicamente, a volte, coinvolti anche minori».

In questa situazione, assicura il presidente, «le istituzioni hanno raccolto il grido di allarme lanciato dalle stesse donne e dalle associazioni che da decenni sono impegnate per estirpare quella che è, ancora in troppe situazioni, una radicata concezione tesa a disconoscere la libertà delle donne e la loro capacità di affermazione. Per questo resta fondamentale, per le donne che si sentono minacciate, rivolgersi a chi può offrire un supporto e prevenire la degenerazione della convivenza in violenza». Per Mattarella, «spezzare la catena della violenza contro le donne significa contrastare ogni forma di sopraffazione, di imposizione e di abuso. In una società democratica – conclude – le donne non devono avere più paura di subire violenza, in casa, sul lavoro, in tutti i luoghi e i contesti in cui ritengano di realizzare la propria personalità».

Sull’esigenza di parlare del fenomeno «per liberare le voci delle vittime e aiutarle a rompere il silenzio» si è soffermato anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, aprendo questa mattina, 25 novembre, la plenaria a Bruxelles. «Soprattutto – ha detto – dobbiamo parlarne per trovare soluzioni e porre fine a questa piaga che colpisce la nostra società. Quest’anno la crisi del Covid-19 ha rivelato e intensificato questa violenza, soprattutto quella domestica. Spesso ciò è avvenuto in modo subdolo a porte chiuse, senza possibilità di fuga, anche perché in molti Stati membri i rifugi e le linee di assistenza erano carenti o non sufficientemente finanziati. Questo – ha continuato – è inaccettabile».

Il Parlamento europeo, ha assicurato Sassoli, «continuerà a insistere affinché tutti gli Stati membri dell’Ue ratifichino la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e lavoreremo per presentare una direttiva sulla lotta alla violenza di genere. Come Parlamento europeo, abbiamo dato l’esempio – ha sottolineato – trasformando uno dei nostri edifici in un centro temporaneo per ospitare le donne particolarmente vulnerabili colpite dalla crisi del Covid-19. Le nostre istituzioni pubbliche hanno un ruolo decisivo da svolgere e devono essere vicine ai cittadini ed essere in grado di aiutarli».

Va in questa direzione anche la scelta del Parlamento europeo di garantire 800 milioni di euro in più, nel nuovo quadro finanziario pluriennale, per il programma “Diritti e valori”, che prevede finanziamenti per la parità di genere e la lotta alla violenza contro le donne e le ragazze. Inoltre, ha spiegato il presidente dell’Europarlamento, «la Commissione svilupperà una metodologia per valutare i finanziamenti comunitari volti a promuovere la parità tra i sessi e a migliorare l’integrazione della dimensione di genere nei programmi comunitari. Abbiamo il dovere, come istituzione, di parlare e sollevare il dibattito sulla violenza che le donne e le ragazze subiscono, e dobbiamo parlarne con le parole giuste. Ma è anche necessario – ha continuato Sassoli – che ci si rafforzi collettivamente, adottando un approccio integrato e globale che si concentri sugli aspetti socio-economici, istituzionali, sull’uguaglianza di genere e sui diritti delle donne».

25 novembre 2020