Covid, Censis: 600mila poveri in più, 5 milioni in difficoltà per i pasti

Rapporto “La sostenibilità al tempo del primato della salute”. L’emergenza allarga le maglie del disagio sociale: vita peggiorata per 7,6 milioni di famiglie

«L’emergenza sanitaria ha allargato le maglie del disagio sociale e i numeri lo dimostrano con chiarezza: 5 milioni di italiani hanno difficoltà nel mettere in tavola pasti decenti e 600mila persone si sono aggiunte ai poveri; 7,6 milioni di famiglie hanno subito un severo peggioramento del tenore di vita, a seguito di redditi decurtati, spese fisse da affrontare; 23,2 milioni hanno dovuto fronteggiare delle difficoltà con redditi familiari ridotti; 2 milioni sono già stati duramente colpiti nella prima ondata della pandemia; 9 milioni di italiani hanno integrato i redditi da familiari o banche». Lo rileva il secondo rapporto Censis-Tendercapital su “La sostenibilità al tempo del primato della salute” presentato ieri, 23 novembre, in Senato.

Se è vero che «oggi restare senza reddito non è più così difficile», come teme il 53% delle persone a basso reddito, a fronte del 42% degli italiani che vede il proprio lavoro a rischio, è anche vero che il lavoro è peggiorato per 1 donna su 3. I dati del rapporto evidenziano infatti «un più ampio gender gap sul fronte del lavoro femminile, con il 34,8% delle donne che lamenta un peggioramento del proprio impiego, mentre è il 23,9% degli uomini a dire lo stesso. Ai dati sulle diverse condizioni lavorative percepite, si aggiungono quelli sull’occupazione per cui con l’emergenza sanitaria persiste, e si è aggravata ulteriormente, la penalizzazione delle donne nel mercato del lavoro: infatti, nel secondo trimestre 2020, il tasso di occupazione delle donne è pari al 48,4% (-2,2% rispetto al 2019), mentre quello degli uomini arriva al 66,6% (-1,3%)».

Quello che emerge è il ritratto di «una società in affanno, che a causa della pandemia vede ampliarsi le disparità – si legge nel rapporto -. Così la sostenibilità sociale, che si intreccia con quella ambientale ed economica, in futuro non potrà più affidarsi al solo intervento dello Stato ma contare sui buoni investimenti di una finanza capace di trasferire risparmi all’impatto sociale, con imprese che operano come una comunità». Per i ricercatori, «è significativo il fatto che l’82,3% degli italiani sia favorevole a misure che impongono la permanenza in Italia di stabilimenti e imprese che producono beni e servizi strategici come ad esempio mascherine e respiratori, essenziali durante la pandemia. Come si evince dal rapporto, inoltre, questo interesse si accompagna al protezionismo contro i prodotti di Paesi che non rispettano le nostre regole sociali e sanitarie: a dichiararlo è l’86% degli intervistati (88,3% tra le donne e 89,2% tra chi risiede nel Nord Est)».

Nelle parole del presidente Tendercapital Moreno Zani, «5l 2020 è stato ed è tuttora un anno senza precedenti, con sfide estremamente complicate in termini sanitari ed economici. Non dobbiamo però dimenticarci delle conseguenze a livello sociale della pandemia, che rischiano di diventare davvero gravi: aumento delle disparità sociali, gender gap, paure e incertezze. Gli italiani – aggiunge – indicano chiaramente che una società inclusiva, sostenibile, equa è la priorità del nostro tempo, con grande sensibilità sociale. Il rapporto evidenzia questi aspetti: con esso ci auguriamo di aver messo a disposizione un contributo utile per chi dovrà far fronte alle criticità emerse con la pandemia».

24 novembre 2020