Terre des Hommes e ScuolaZoo: violenza, 9 ragazze su 10 non si sentono al sicuro

Indagine sulla percezione della disparità fra generi e violenza, discriminazioni e stereotipi, bullismo, cyberbullismo e sexting fra la GenZ italiana

Dedicato alla Generazione Z italiana l’ultimo questionario dell’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo, sulla percezione della disparità fra generi e violenza, discriminazioni e stereotipi di genere, bullismo, cyberbullismo e sexting. A rispondere, i ragazzi nati tra il 1997 e il 2007. Un’indagine condotta in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25 novembre, e che assume un significato ancora più forte nell’anno della pandemia di coronavirus, che ha impattato pesantemente sul fenomeno della violenza domestica.

Le risposte dei ragazzi raccontano di una violenza di genere che «è reale, si consuma ai danni delle ragazze e delle donne in molti modi e forme, subdole o palesi, attraverso gesti, parole o comportamenti discriminatori, ed è un ostacolo concreto allo sviluppo delle ragazze come persone, come attori della società, come risorse per l’economia». Un fenomeno che «sta esplodendo sempre di più, anche a causa del lockdown – dichiara Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes -. Un’emergenza nell’emergenza che cresce all’interno delle nostre case e corre sul web ma che trova anche in altri luoghi un terreno avvertito come sempre più fertile». Nell’analisi di Ferrara, «i ragazzi e, soprattutto, le ragazze ne sono consapevoli, percepiscono la violenza e la discriminazione di genere come un’urgenza su cui intervenire e vogliono essere protagonisti in prima persona di un cambiamento che avvertono sempre più centrale sia a livello locale che a livello mondiale. È ora che la politica, le imprese, gli enti filantropici e i media – prosegue il direttore generale di Terre del Hommes – facciano un passo avanti deciso per contrastare la violenza e la discriminazione e la mettano, finalmente, al centro delle loro agende».

Stando ai dati dell’indagine, « l’85% dei ragazzi ritiene che in Italia ci sia un reale allarme femminicidi e violenza contro le donne» ma il dato medio cela «un’importante differenza di genere: sono 7 su 10 i maschi che ritengono vi sia un allarme fondato ma il rapporto sale fino a 9 su 10 se si considerano le risposte delle femmine. Solo il 15% non crede che ci sia un rischio diffuso ma anche qui il dato scorporato per genere parla di un 29% di maschi a fronte di un 10% di femmine». Rispetto alla violenza assistita, «più della metà degli intervistati (51%) è stato spettatore di forme di violenza verbale, il 39% ha assistito a forme di violenza psicologica, 1 su 4 ha visto con i suoi occhi episodi di violenza fisica come schiaffi e calci (14%) e lancio di oggetti (10,5%). C’è anche un 33% che dice di non essersi mai trovato di fronte a violenze contro le donne».

Parlando di violenza subita dai ragazzi almeno una volta nella vita, «emergono al primo posto gli atti di bullismo (45%) che se sommati a quelli di cyberbullismo (16%) interessano oltre 6 ragazzi su 10. Seguono la violenza psicologica da parte di coetanei (42%), commenti a sfondo sessuale da parte di estranei online (36%), violenza psicologica da parte di adulti (24%)». Nei ragazzi forte è anche la consapevolezza della globalità del problema. Guardando fuori dall’Italia, ai Paesi più poveri del mondo, «il 77% dei giovani vede nei matrimoni forzati una delle più penose piaghe subite dalle ragazze, seguito da abusi e maltrattamenti (65%), prostituzione e tratta (54%), gravidanze precoci e violenze sessuali (entrambe al 45%), mutilazioni genitali e sfruttamento lavorativo (entrambi al 37%)».

Tra gli studenti che hanno partecipato al questionario, il 54% ritiene che «le molestie sessuali siano la forma di discriminazione peggiore che subiscono le donne»; dato al quale si associa quello sulla «discriminazione economica, che viene riconosciuto dal 13% degli intervistati», e sul «mancato riconoscimento delle proprie capacità, segnalato dal 19%». Il posto di lavoro è il primo tra i luoghi in cui c’è più violenza/discriminazione contro le ragazze/donne: lo pensa il 66% dei ragazzi. Il 48% sente come luogo di discriminazione il web e il 33% indica gli ambienti della politica. Quanto alle minacce maggiori per un/a ragazzo/a, il 34% ritiene che sia la violenza sessuale, seguita con un distacco di 5 punti percentuali dalle droghe (30%) e da bullismo e cyberbullismo che insieme ottengono il 28% delle risposte. Ma cos’è una molestia sessuale? Per il 76% lo è qualsiasi contatto fisico indesiderato; il 59% indica il fenomeno del revenge porn e la stessa percentuale parla dei comportamenti “inappropriati” a sfondo sessuale su web e social e del tentativo di violenza fisica. 4 punti in meno, con il 55% delle risposte, emerge anche il tema dei commenti sessisti e delle insinuazioni a sfondo sessuale.

La mamma rimane la persona di cui i ragazzi si fidano di più: il 36% la considera il punto di riferimento in caso di difficoltà. Solo 1 su 4 indica gli amici e 1 su 10 il fratello o la sorella. Ancora più giù troviamo il partner (9%) e poi il papà (6%). La figura dell’insegnante non raggiunge l’1% delle risposte (0,7%). Il 48% confiderebbe alla mamma una violenza subita, seguita immediatamente dagli amici (46%); ben distanziati troviamo il partner e il papà (entrambi al 21%) e il fratello/sorella (18%). Più di 1 ragazzo su 10 (11%) dichiara che non si confiderebbe con nessuno. La scuola non è dunque percepita come baluardo dinanzi a un pericolo, anzi addirittura il 20% del campione lo ritiene il luogo in cui si sente meno sicuro. Per contro, passando dalle percezioni alle esperienze concrete, il 70% delle ragazze dichiara di non essersi mai sentita discriminata in classe, da compagni o insegnanti, perché femmina. Anzi, la scuola diventa luogo in cui impegnarsi per combattere contro pregiudizi e violenze di genere: il 51% degli intervistati dedicherebbe 1 o più ore a settimana per impegnarsi in prima persona a scuola nella lotta alla violenza di genere e di orientamento sessuale mentre il 23% dedicherebbe 1 o più ore al mese.

24 novembre 2020