Coronavirus, i Garanti dei detenuti: «Meno presenze in carcere»

L’appello della Conferenza ai presidenti dei gruppi parlamentari del Senato. Negli istituti di pena «il rischio della diffusione del Covid-19 è molto alto»

Il Parlamento adotti «tutte le misure opportune, per poter giungere ad una significativa riduzione del numero delle presenze dei detenuti negli istituti di pena, a partire da quelle già indicate dal garante nazionale, applicando in modo estensivo e razionale le stesse previsioni previste dal decreto, senza sacrificio della sicurezza sociale, nell’auspicio che le stesse possano andare a beneficio anche dei soggetti più deboli (psichicamente fragili, tossicodipendenti, alcoldipendenti, senza fissa dimora)». È l’appello che arriva dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà ai presidenti dei gruppi parlamentari del Senato, dove è in procinto di iniziare l’esame degli emendamenti al decreto legge 137/2020, il cosiddetto “Ristori”.

L’auspicio espresso dai Garanti è che «la configurazione di queste misure sia tale da facilitare lo scrutinio da parte dei magistrati di sorveglianza, i cui uffici peraltro sono significativamente in sofferenza, e da parte delle procure. Riteniamo pienamente condivisibile – proseguono – e dunque auspichiamo che possa essere accolta anche la proposta di prevedere una liberazione anticipata speciale e la sospensione dell’emissione dell’ordine di esecuzione delle pene detentive fino al 31 dicembre 2021».

Il carcere, sostengono i Garanti delle persone private della libertà nominati dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni italiani – è una realtà in cui il rischio della diffusione del Covid-19 è molto alto: il fisiologico assembramento di un numero considerevole di persone in uno spazio angusto non permette, infatti, di rispettare le regole minime di distanziamento fisico e di igiene funzionali alla prevenzione del virus. La patologica situazione di sovraffollamento che caratterizza le nostre carceri – aggiungono – contribuisce inoltre fatalmente ad accrescere il rischio di diffusione del contagio».

18 novembre 2020