Nella “Fratelli tutti” alcune vie «per un mondo più giusto», a partire dal quotidiano

Aperto da De Donatis l'incontro sull'enciclica di Francesco, nella Giornata mondiale dei poveri. Ravasi: la «chiave di volta» nel dialogo tra religioni e culture. Falasca: «Provocazione attualissima». Baggio: «Comunità ecclesiali interpellate in prima persona»

L’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia sociale mette al centro i poveri, si schiera contro ogni disuguaglianza e indica ai cristiani la strada da percorrere per mettersi al servizio degli scartati dalla società. Un documento magisteriale firmato «in un momento difficile e cruciale della storia dell’umanità» piegata dalla pandemia, che deve essere letto «con senso di responsabilità», perché in esso sono tracciate «alcune vie percorribili per costruire un mondo più giusto e più fraterno», partendo dalle relazioni quotidiane. Con queste parole il cardinale vicario Angelo De Donatis ha invitato a leggere l’enciclica, che racchiude in sé tutto il magistero sociale di Bergoglio, durante un incontro voluto dalla diocesi di Roma per celebrare la IV Giornata mondiale dei poveri, ieri, 15 novembre. Nel pieno rispetto delle vigenti disposizioni anti contagio, la serata di approfondimento del testo si è svolta senza pubblico ed è stata trasmessa in diretta dall’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense su Telepace e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.

Il porporato ha ricordato che il documento, di otto capitoli e 287 paragrafi, trae ispirazione «dall’essenziale di una fraternità aperta» testimoniata dal poverello di Assisi, il santo «dell’amore fraterno, della semplicità e della gioia», e dall’insegnamento dei Papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, i quali indicavano la fraternità umana e la cura del creato quale «unica via verso lo sviluppo integrale e la pace». La riscoperta della dignità di ogni persona è il punto dal quale ripartire per «far rinascere fra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità», ha aggiunto De Donatis menzionando l’esortazione di Bergoglio a riconoscersi fratelli e a «camminare nella speranza», specie in questo tempo di emergenza, «sapendo che la speranza è audace, fa vedere oltre la paura e lo sconforto». Questa è la bussola per intraprendere «un vero cammino di fraternità nella Chiesa tra i credenti di ogni religione e tra tutti i popoli».

Intervallato da brani musicali eseguiti dal Coro della Cappella di Santa Maria in Montesanto diretto da Fabrizio Vestri e dalla lettura di alcuni brani dell’enciclica da parte degli attori Aleandro Fusco e Ilaria Fantozzi, l’incontro è stato l’occasione per il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, di soffermarsi su “I nuclei tematici dell’enciclica”. Teologo e biblista, il porporato ha fornito indicazioni di lettura e di stile del documento, facendo riferimento ai discorsi che Gesù pronunciò durante l’Ultima Cena, definiti dagli studiosi a “ondate” perché ripresi più volte e in forme sempre nuove. Nella “Fratelli tutti” ci sono «tante onde – ha detto – e tutte ritornano sul tema della fraternità». Ha quindi presentato «un trittico di temi», partendo dal «quadro oscuro e tenebroso» con il quale si apre il documento, che analizza con «realismo storico le ombre di un mondo chiuso» elencate da Francesco con «una sorta di litania nera». Proseguendo nella lettura, il testo «aiuta a generare e a pensare a un mondo aperto nella politica e nella società», ha spiegato il cardinale, che si è infine soffermato sul dialogo «ad ampio respiro che tutte le culture e tutte le religioni devono vivere» perché rappresenta la vera chiave di volta per «sperimentare la fraternità nell’umanità».

Il valore della fratellanza è «il primo orizzonte» al quale ha fatto riferimento Francesco fin dal giorno della sua elezione, il 13 marzo 2013. A ricordarlo è stata Stefania Falasca, vice presidente della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I e giornalista di Avvenire, che durante la relazione su “L’enciclica Fratelli tutti nel magistero di Papa Francesco” ha evidenziato che il documento rappresenta «una provocazione attualissima» e «un sasso potente nella palude di una fede stagnante». Rivolta a tutti, ma destinata «innegabilmente» ai cristiani cattolici, l’enciclica «presuppone una rifondazione culturale che sostenga il disegno della fraternità e delinea una cultura della fraternità da applicare ai rapporti internazionali, per superare le ombre di un mondo che sembra implodere».

Le principali sfide che la comunità ecclesiale deve affrontare nel contesto attuale è stato il tema sul quale si è soffermato padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e rifugiati del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, che ha puntato sulla cultura dell’incontro che «fa crescere in umanità». L’enciclica «è rivolta a tutti gli esseri umani – ha affermato – ma le comunità ecclesiali devono sentirsi interpellate in prima persona» perché a loro «spetta il compito di declinare i verbi dell’incontro» e sono chiamate «ad ascoltare oggi il grido del popolo di Dio, spesso silenzioso, perché soffocato dalle lacrime della sofferenza, e silenziato perché scomodo e destabilizzante».

16 novembre 2020