Senza dimora e coprifuoco, esposto di Baobab:«A Roma accoglienza bloccata»

Gli attivisti si rivolgono a Comune e Viminale: «In 150 stanno violando lockdown notturno perché non hanno alternativa». In strada anche famiglie e persone con problemi sanitari

«Da venerdì scorso, 23 ottobre, 150 migranti di piazzale Spadolini stanno violando il lockdown notturno; stanno venendo meno alle regole di pubblica sicurezza, contro la propria volontà e intenzione dal momento che, chiaramente, dovrebbero e vorrebbero trovare l’accoglienza a cui hanno diritto». Inizia così la lettera appello con cui gli attivisti di Baobab Experience denunciano la situazione dei senza fissa dimora e migranti in transito a Roma. Già dalla notte del primo coprifuoco nella Capitale, centinaia di persone sono rimaste in strada a dormire, in assenza di soluzioni alternative.

Durante un’assemblea al presidio informale di piazzale Spadolini, dietro alla stazione Tiburtina, volontari e migranti di Baobab Experience hanno compilato i moduli di autocertificazione, in un’azione dimostrativa hanno attestato le ragioni della presenza in strada di chi alla strada è costretto. Inoltre, in un esposto, il terzo dall’inizio dell’emergenza sanitaria, l’associazione ha nuovamente richiamato l’attenzione delle autorità competenti sulla condizione drammatica in cui versa il sistema di accoglienza della Capitale, chiedendo la predisposizione di alloggi che garantiscano il rispetto dei diritti e consentano il contenimento del contagio.

«Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, sono state più di 100 le domande di accoglienza presentate al Comune di Roma, all’Ufficio Immigrazione e al Servizio Centrale, dal team legale di Baobab Experience. Neppure un terzo delle persone indicate ha ottenuto un posto dove dormire – spiegano gli attivisti -. Gli altri ancora attendono e ad aspettare ci sono molti dei migranti che durante l’operazione del 15 ottobre sarebbero stati, come riportato dal sindaco di Roma Virginia Ragg, sulla sua pagina Facebook, “presi in carico in modo da essere avviati verso adeguati percorsi di inclusione”. Diversamente da quanto dichiarato, questi giovani uomini, dopo essere stati portati via a fini identificativi, nonostante in possesso della documentazione cartacea rilasciata dalla Questura di Roma a comprovare il regolare soggiorno, sono stati riabbandonati in strada, dove hanno ricominciato ad aspettare».

Tra le persone in attesa di accoglienza al presidio di Tiburtina c’è una famiglia di sei persone, di cui tre con gravi problemi di salute, una persona ipovedente e ipoudente, un uomo che è stato sottoposto a molteplici interventi chirurgici e che soffre tuttora di problemi di deambulazione, una ragazza con una importante malattia autoimmune, un ragazzo che viene rifiutato dal circuito istituzionale dell’accoglienza perché ha tentato di togliersi la vita, raccontano ancora i volontari. «Sono tutti rifugiati le cui domande di accoglienza rimangono pendenti, nonostante le quotidiane sollecitazioni. L’accoglienza a Roma è letteralmente interrotta e il sistema non è in grado di assorbire neppure i casi più vulnerabili. Con la scusa del Covid, che al contrario avrebbe dovuto costituire una spinta ulteriore alla messa in sicurezza dei senza fissa dimora, il Comune ha abbandonato in strada persino le fragilità».

In tutto nella Capitale sono disponibili per i senzatetto meno di 800 posti, da poco ulteriormente ridotti per le chiusure dei piani emergenziali. «I senza fissa dimora nella città di Roma sono però oltre 8mila. La Sala operativa sociale del Comune di Roma è ormai una entità fumosa, frustrante persino per gli operatori che vi lavorano. La risposta a ogni segnalazione è standard: “Non ci sono posti”. La situazione è così grave e preoccupante che Baobab Experience si è sentita investita della responsabilità di affiancare all’azione di segnalazione dei casi e pressione per l’accoglienza, l’identificazione e il pagamento di alloggi per le persone che versano in condizioni di maggiore difficoltà, attivando percorsi di tutela e inclusione»,  continua la lettera, che si chiude con due domande: «Se una realtà come Baobab Experience, un’associazione di semplici volontarie e volontari, che vive di donazioni e solidarietà, riesce a restituire dignità e a garantire un tetto a queste persone, perché non può farlo un’amministrazione dotata di dipartimenti, uffici, personale e risorse economiche appositamente dedicati all’accoglienza e all’inclusione sociale? – si chiede l’organizzazione -. E inoltre: se il sistema è saturo e imbrigliato in questo modo in condizioni di relativa ordinarietà, se già ora non è in grado di accogliere neppure quegli individui che in strada sono a rischio vita, come si pensa di gestire l’emergenza Covid che si profila sempre più drammatica?».

28 ottobre 2020