Un altro naufragio al largo della costa libica. Il cordoglio del Centro Astalli

Ripamonti: «Evitiamo di usare la pandemia come anestetizzante per i mali del mondo per cui urgono risposte». Evacuare la Libia, «atto di civiltà»

Nella giornata di mercoledì 21 ottobre almeno 15 migranti sono annegati nel naufragio dell’imbarcazione sulla quale cercavano di raggiungere l’Europa, al largo della costa libica, all’altezza di Sabrata. I sopravvissuti sono stati tratti in salvo da pescatori. Nella stessa giornata, più di settanta profughi sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica mentre tentavano di fuggire e sono stati riportati indietro in Libia.

A diffondere la notizia è il Centro Astalli, che esprime cordoglio per le vittime e allarme per coloro che sono stati riportati in Libia, dove «corrono il serio pericolo di morire». Da giorni, si legge nella nota diffusa dall’organizzazione, «nell’indifferenza totale dell’Europa, muoiono migranti in mare. In Libia imperversano scontri bellici e per i migranti si pratica la tortura sistematica e la detenzione illegale». Di qui l’appello lanciato dal presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti: «La pandemia va combattuta con ogni mezzo e con tutte le risorse a nostra disposizione, evitiamo di usarla come anestetizzante per i mali del mondo di cui dobbiamo sentirci responsabili e per cui urgono risposte».

La strada da percorrere, per il Centro Astalli, è l’apertura di vile legali di ingresso all’Italia e all’Europa per i profughi: una soluzione che «garantisce la sicurezza di chi chiede protezione e di chi accoglie. Evacuare immediatamente la Libia – dichiarano – è atto di civiltà che i paesi Ue possono compiere senza esporre la popolazione europea a rischi di contagio. Agire per salvare vite umane e garantire il rispetto dei diritti fondamentali è precisa responsabilità di Stati democratici che non si può derogare neanche ora, nell’emergenza che riguarda tutti».

23 ottobre 2020