“Francesco” e la legge sulle unioni civili

Presentato alla Festa del cinema di Roma il documentario di Evgeny Afineevsky. Le parole del Papa: «Gli omosessuali sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia»

Omosessualità e unioni civili. È il nodo attorno al quale ruota il lungometraggio “Francesco”, del regista russo Evgeny Afineevsky, presentato nella sezione Eventi speciali alla Festa del cinema di Roma, che oggi, 22 ottobre, nei Giardini Vaticani viene insignito del Premio Kinéo, giunto alla 18ª edizione. «Quello che dobbiamo fare è una legge sulle unioni civili. In questo modo essi sono coperti legalmente», sono le parole del Papa, in spagnolo sottotitolato in inglese. E ancora: «Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia».

Nella pellicola di Afineevsky Bergoglio interviene sul tema anche con una telefonata a una coppia di omosessuali italiani che gli avevano indirizzato una lettera: Andrea Rubera e Dario Di Gregorio. Tre figli piccoli a carico avuti con la “gestazione per altri” in Canada, i due uomini avevano chiesto al Papa come superare l’imbarazzo legato al loro desiderio di portare i figli in parrocchia alle lezioni di catechismo. «I bambini – è la risposta di Francesco – vanno accompagnati in parrocchia superando eventuali pregiudizi e vanno accolti come tutti gli altri».

Presente alla Festa del cinema di Roma accanto al regista anche Juan Carlos Cruz, vittima e attivista contro gli abusi sessuali, la cui testimonianza è contenute nella pellicola. «Quando ho incontrato Francesco – commenta – mi ha detto quanto fosse dispiaciuto per quello che era successo. “Juan, è Dio che ti ha fatto gay e comunque ti ama. Dio ti ama e anche il Papa poi ti ama”», ha detto riferendo le parole del Papa.

Un tema, quello delle unioni tra omosessuali, sul quale il pontefice si è più volte espresso, ricordando quanto afferma in proposito il Catechismo della Chiesa cattolica e prendendo le distanze da qualsiasi rischio di confusione tra matrimonio e unioni civili. Come avvenuto nel gennaio 2016, nel discorso alla Rota Romana: «Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione», aveva detto, facendo riferimento al «percorso sinodale sul tema della famiglia», in cui questa affermazione è stata ribadita. Ancora, nel giugno 2018, ricevendo in udienza il Forum famiglie aveva evidenziato che il matrimonio «non è una lotteria», mettendo in guardia dalla «superficialità» sul «dono più grande che Dio ha dato all’umanità. Oggi – fa dolore dirlo – si parla di famiglie diversificate, di diversi tipi di famiglie ma la famiglia immagine di Dio, uomo e donna, è una sola».

Raccontare la figura del Papa venuto «dalla fine del mondo», che «ha fatto della misericordia e dell’inclusione l’architrave del suo pontificato». Questa, nell’analisi di Sergio Perugini, segretario della Commissione nazionale valutazione film della Cei (Cnvf), la scelta di fondo che caratterizza il lungometraggio del regista russo. « Un’opera che, almeno per la costruzione della narrazione in capitoli, sembra ispirarsi al film del maestro Wim Wenders, il documentario “Pope Francis. A Man of his Words”, del 2018».

Raggiunto dall’Agenzia Sir, Perugini spiega che il documentario di Afineevsky «fa un ampio uso di materiale di repertorio, filmati provenienti dagli archivi di Vatican Media, cui affianca anche interviste inedite a tutto campo, fuori e dentro la Santa Sede. Con un efficace mix narrativo – prosegue – presenta l’impegno di Francesco a favore dei migranti, degli esuli, degli ultimi, dando spazio alle sfide poste dai problemi ambientali, dalla povertà o dal capitalismo dal volto disumano. Non tralascia il capitolo della lotta agli abusi sui minori nella Chiesa».

Per il segretario della Cnvf, si tratta nel complesso di «un buon prodotto, capace di tratteggiare il profilo di un pontefice che è proteso verso le periferie, nel dare ascolto alla comunità tutta, soprattutto agli ultimi e ai distanti. Un racconto che sulle prime appare didascalico ma progressivamente trova una sua identità e intensità, regalando non poche emozioni». E tra i passaggi più belli cita quelli dedicati ai migranti, ai genocidi, alla memoria della Shoah e alla lotta agli abusi.

22 ottobre 2020