Roma ricorda il rabbino Elio Toaff, protagonista del dialogo

L’omaggio alla Sinagoga. Fu per 50 anni a capo della comunità ebraica di Roma. Il Papa: «Protagonista della storia ebraica e civile italiana»

L’omaggio alla Sinagoga. Fu per 50 anni a capo della comunità ebraica di Roma. Il Papa: «Protagonista della storia ebraica e civile italiana degli ultimi decenni»

Centinaia di persone hanno reso nella mattinata di oggi, 20 aprile, l’ultimo omaggio romano a Elio Toaff, per 50 anni rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, morto domenica pomeriggio.  Tanti i rappresentanti della comunità e delle istituzioni convenuti al Tempio Maggiore della capitale. Toaff, che guidò gli ebrei di Roma dal 1951 al 2001, avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 30 aprile: è stata la figura più importante dell’ebraismo italiano del dopoguerra e una delle pochissime persone citate nel testamento di Giovanni Paolo II. La bara di legno chiaro è uscita alle 11, tra gli applausi, dalla casa del rabbino, proprio accanto alla sinagoga, ed è stata condotta  a spalla verso l’edificio. I funerali sono in programma nel pomeriggio di oggi a Livorno, città natale di Toaff.

Papa Francesco ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa di Toaff, ricevendo questa mattina in Vaticano una delegazione della Conferenza dei rabbini europei: «Sono vicino con la preghiera al rabbino capo Riccardo di Segni – che avrebbe dovuto essere qui con noi – e all’intera comunità ebraica di Roma, nel ricordo riconoscente di quest’uomo di pace e di dialogo, che accolse il Papa Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio Maggiore».

Al rabbino Di Segni il Pontefice ha inviato una lettera per esprimere la «sentita partecipazione al lutto dei familiari e della intera comunità ebraica della Capitale» ricordando Toaff come «protagonista della storia ebraica e civile italiana», «a lungo insigne guida spirituale degli Ebrei di Roma». Toaff, continua Francesco, «seppe conquistare comune stima ed apprezzamento per la sua autorevolezza morale, congiunta a profonda umanità. Ricordo con riconoscenza il suo generoso impegno e la sincera disponibilità per la promozione del dialogo e delle relazioni fraterne tra ebrei e cattolici, che hanno visto un momento significativo nel suo memorabile incontro con san Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma». L’abbraccio tra Toaff e Wojtyla, al suo ingresso in Sinagoga nel 1986, resta ancora vivo nella memoria di tutti.

Nato nel 1915, figlio del rabbino capo di Livorno, Toaff era laureato in legge e in teologia all’Università di Pisa, dove ottenne anche il titolo di rabbino maggiore. Nel 1941, nel pieno delle leggi razziali, andò a dirigere la Comunità di Ancona; due anni dopo si unì ai partigiani in Versilia. Catturato dai tedeschi – che poco dopo avrebbero compiuto la strage di Santa Anna di Stazzema – riuscì a scampare all’eccidio. Alla fine della guerra fu nominato rabbino capo di Venezia, dove divenne anche docente di Lettere ebraiche all’Università Cà Foscari. A Roma arrivò nel 1951e trovò una comunità travolta dalla persecuzioni, che aveva subito la deportazione del 16 ottobre del 1943.

Di Segni ha ricordato le parole del presidente del Consiglio Renzi durante la visita alla famiglia Toaff: «Ha detto che abbiamo perso un grande italiano. La persona del rabbino Toaff si estende oltre l’interesse specifico per la Comunità perché ha saputo lavorare a vantaggio di tutti gli italiani – ha spiegato Di Segni -. La storia lo ricorderà con la visita di Giovanni Paolo II che è stato un evento fondamentale nel ristabilimento dei rapporti tra ebrei e cristiani. Questo è però solo un aspetto del rabbino Toaff perché nella sua vita lunghissima si riassumono tutti i drammi ma anche le grandezze del Novecento, la distruzione ma anche la volontà di ricostruire una comunità massacrata dalla persecuzione e che grazie a lui ha riscoperto i suoi valori. Adesso siamo scioccati da questo evento inatteso ma appena passerà questa giornata difficile speriamo di poter organizzare degli eventi degni della sua statura».

Tra i presenti davanti alla Sinagoga, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ha espresso il cordoglio personale e della città, ricordando Toaff come «un uomo di grande valore che ha dedicato la sua vita alla spiritualità, al dialogo interreligioso, alla memoria e alla conoscenza. Ha dimostrato in più occasioni di amare profondamente la nostra città. Un affetto ricambiato. Nel 2001, infatti, gli fu conferita la cittadinanza onoraria». Marino, in accordo con l’Ufficio scolastico regionale, ha rivolto un invito a tutte le scuole perché domani, martedì 21 aprile, sia rispettato un minuto di silenzio per ricordare Toaff.

Anche la Comunità di Sant’Egidio si è unita al cordoglio della Comunità ebraica di Roma per la scomparsa di Toaff, «maestro dell’ebraismo, testimone diretto degli anni dolorosi dell’occupazione nazista, a lungo un importante punto di riferimento per tutta la città. Con lui la nostra Comunità – si legge in una nota – ha dato vita alla marcia che ogni anno, il 16 ottobre, fa memoria della deportazione di oltre mille ebrei romani, un appuntamento che è diventato centrale per la memoria della Shoah nella capitale». Inoltre, «protagonista di rilievo del dialogo interreligioso, primo ad accogliere un Papa, Giovanni Paolo II, nella sinagoga di Roma, ha accompagnato con la sua presenza le vicende più importanti della vita cittadina come di quella nazionale». Per questo Toaff «lascia una traccia significativa nella storia della capitale, tale da essere onorato con un’iniziativa di alto valore: il Campidoglio gli renda omaggio proclamando il lutto cittadino».

20 aprile 2015