Il viaggio di Francesco in Ecuador, Bolivia e Paraguay

L’annuncio del portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Le date: dal 6 al 12 luglio. Online intanto il sito in 4 lingue per la visita a Sarajevo

L’annuncio del portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Le date: dal 6 al 12 luglio. A breve il programma. Online intanto il sito in 4 lingue per la visita a Sarajevo

Mentre cresce l’attesa per il viaggio apostolico di Francesco a Sarajevo, il 6 giugno prossimo, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha annunciato altre novità per l’estate. «Accogliendo l’invito dei rispettivi capi di Stato e dei vescovi – ha dichiarato -, Francesco compirà un viaggio apostolico in Ecuador dal 6 all’8 luglio 2015, in Bolivia dall’8 al 10 luglio e in Paraguay dal 10 al 12 luglio. Il programma del viaggio sarà pubblicato prossimamente».
La Conferenza episcopale di Bosnia ed Erzegovina intanto ha dato vita a un sito internet in 4 lingue (croato, inglese, tedesco e italiano) per preparare l’appuntamento del 6 giugno. Insieme a informazioni sulla Chiesa cattolica locale, le sue strutture, le mappe della città e il programma del viaggio di Francesco, le pagine web contengono anche sezioni dedicate alle procedure di accreditamento per i media (dal 27 aprile al 15 maggio) e quelle di iscrizione per pellegrini e fedeli. Online anche le coordinate bancarie per eventuali donazioni volte a finanziare la visita del pontefice.
Il sito riporta anche l’invito a partecipare all’incontro con Francesco rivolto ai fedeli dai vescovi bosniaci. «Venti anni dopo la guerra – si legge nel testo – non si sono ancora raggiunte una pace giusta e una vera riconciliazione. La giustizia sociale e la sicurezza non si sono, purtroppo, realizzate, ma sono rimaste solo un desiderio delle persone di buona volontà. È evidente che, senza un autentico rinnovamento dello spirito umano, non ci può essere un vero progresso economico e giustizia sociale». Proprio per questo i messaggi di Papa Francesco, scrivono i presuli, possono essere «un incentivo efficace per un rinnovamento spirituale necessario, così come per ogni altro rinnovamento della nostra società. Essi ci aiuteranno a capire che siamo tutti responsabili per la costruzione di una pace futura e felice per tutti i cittadini di questo Paese».
Dai presuli bosniaci arriva anche la denuncia che gli accordi di Dayton, che posero fine alla guerra, «non offrono le condizioni necessarie per la pace e la prosperità del nostro Paese». È necessario quindi promuovere «rispetto reciproco e leale collaborazione dei rappresentanti locali nel governo e di tutta la gente di questo Paese», altrimenti «non ci può essere vero progresso e prosperità per tutti i cittadini e i gruppi etnici».
17 aprile 2015