Il post-Covid dell’Istituto Pio XI, tra spazi ampi e nuove tecnologie

Il docente che coordina le attività didattiche spiega come la scuola si è preparata alla riapertura. «Dialogo con le famiglie». Un protocollo per la sicurezza

Prima campanella oggi anche all’Istituto Salesiano Pio XI, nel cuore del quartiere Tuscolano. Un istituto che ha al suo interno la scuola media, il liceo classico e il liceo scientifico. «Gli studenti hanno lasciato le aule il 4 marzo inconsapevoli di non farci più ritorno per mesi e mesi», spiega il professore Marco Franchin, coordinatore delle attività educative e didattiche. «Ciò che abbiamo notato è che sia i ragazzi che le famiglie hanno una vera e propria fame di scuola, perché quello che una volta era scontato improvvisamente non è stato tale. Molti ragazzi – racconta – vogliono tornare e non vedono l’ora di farlo» e questo è eloquente di quanto sia fondamentale la ripartenza per la scuola italiana.

Adeguandosi alle disposizioni nazionali, il Pio XI «ha elaborato un protocollo di sicurezza per le lezioni in presenza e – spiega ancora Franchin – è stato stilato un patto di corresponsabilità con i genitori per chiedere loro il rispetto di tutte le regole, come appunto distanziamenti e uso delle mascherine per i figli appena arrivano nell’Istituto». Gli orari di ingresso e uscita sono stati organizzati “a singhiozzo” per evitare assembramenti e gli stessi punti di accesso sono stati differenziati su più cancelli. L’Istituto ha inoltre provveduto al rifacimento di alcuni spazi e alla diversa disposizione di banchi e cattedre «fino anche a rompere almeno tre muri per allargare alcune classi». Da questo punto di vista il Pio XI, in quanto scuola paritaria, «è stata avvantaggiata nell’aver potuto comprare in autonomia tutto ciò di cui c’era bisogno», anche se c’è ancora tanto da fare e da mettere a disposizione di studenti e docenti, «come un maggior quantitativo di gel igienizzanti e mascherine, poiché non è facile reperirle per ogni studente».

La situazione di crisi sanitaria ha sviluppato inoltre nuove e creative soluzioni, alcune delle quali già presenti dal punto di vista tecnologico. «Abbiamo acquistato – racconta Franchin -monitor da 75 pollici per tutte le diciannove aule e siamo passati ad una rete da 100mega con un access point wireless per ogni classe. In più al momento del lockdown ci siamo trovati preparati ad una situazione come quella della didattica a distanza poiché già da dieci anni i nostri studenti dispongono dei tablet personali».

C’è poi la questione relativa al rapporto con i genitori e alla normale preoccupazione per l’emergenza in corso. «C’è sempre stato un dialogo serrato con le famiglie – sottolinea il coordinatore delle attività didattiche – e, anche con chi arriva per il primo anno, abbiamo cercato di informare tempestivamente tutti e in modo esaustivo». La paura più grande è naturalmente il pensiero di un eventuale caso di contagio. «La preoccupazione – afferma – è come gestire l’eventualità, se isolare un’intera classe o chi è stato in determinati spazi. Per questo – spiega ancora il docente – c’è un protocollo specifico e si muoverà tutta la macchina con l’Asl, i referenti sanitari di zona, i referenti Covid dell’istituto che abbiamo già nominato, così come il medico responsabile». Il Pio XI ha comunque provveduto, nei giorni scorsi, a far effettuare il test sierologico a docenti e dipendenti (tutti negativi) e per accogliere e aggiornare costantemente genitori e alunni «saranno sfruttati gli spazi che fortunatamente abbiamo, come la stessa attigua basilica di Santa Maria Ausiliatrice, per incontrare tutti nella massima sicurezza».

14 settembre 2020