Zuppi: Egidio, santo che non ha mai smesso di raggiungere un mondo mezzo morto

L’arcivescovo di Bologna a Roma per celebrare la festa del patrono della Comunità. «In questi mesi difficili abbiamo capito con più forza la sua umanità»

La piazza di Santa Maria in Trastevere illuminata dal sole al tramonto ha accolto ieri sera, 1° settembre, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e titolare della basilica di Santa Maria in Trastevere, sede della Comunità di Sant’Egidio. Nel giorno dell’anniversario della morte del santo greco, patrono degli ultimi, avvenuta 1300 anni fa nel monastero da lui fondato nel sud della Francia, Zuppi ha festeggiato anche il primo anniversario di cardinalato.

«Viviamo con gioia particolare la memoria di sant’Egidio, che è occasione privilegiata per ringraziare – ha detto il porporato -: non dovremmo mai perderne nessuna per farlo, perché ringraziare ci aiuta a vivere bene e ci libera dalla tentazione di essere presi dagli affanni che ci fanno perdere la parte che non sarà tolta e che ci fanno diventare vittimisti, tanto da non accorgerci della vicinanza di Dio».  In particolare Zuppi ha invitato a ringraziare per il «dono della comunione» e a pregare «gli uni per gli altri e anche per chi ha il servizio della comunione in una famiglia così grande, davvero universale e che chiede a tutti di non fare mai mancare la nostra amicizia e vicinanza».

Sant’Egidio, ha continuato il cardinale, «è un albero davvero grande che vuole offrire riparo in un mondo segnato da interessi oscuri e potenti, che lo minacciano pericolosamente, che lo rovinano, attraversato da tante pandemie» alle quali, però, «la Comunità non si è mai abituata, non ha ignorato e non ha affrontato senza fretta, con il distacco dei funzionari», ha aggiunto. Quindi, Zuppi ha sottolineato il valore del tempo e come «sant’Egidio non ha smesso di avere fretta di raggiungere tanti uomini mezzi morti, e per certi versi un mondo mezzo morto, per i quali se si perde tempo significa perdere anche la metà della vita che gli è rimasta, questa volta per colpa del bandito che è l’indifferenza». Soprattutto «in questi mesi così difficili e pieni di solitudine e paura – ha spiegato ancora – abbiamo capito di più la forza di umanità di sant’Egidio e come non possiamo sciuparla con un amore scarico di passione o tenendola per noi».

Il cardinale ha quindi ripercorso le tappe più importanti della vita «del patrono e protettore, cioè qualcuno che pensa a me», della Comunità fondata a Roma nel 1968 da Andrea Riccardi, presente in prima fila, e oggi diffusa in più di 70 Paesi. «Era un greco che prese sul serio il Vangelo e si sentiva a casa dappertutto – ha ricostruito Zuppi -. Egli andò dall’altra parte del mondo di allora, la Francia e la Spagna. Era un ricco che si fece povero. Era un uomo di preghiera intensa e perseverante e allo stesso tempo attento agli altri, accoglieva tutti, specie i poveri e quelli che avevano bisogno di protezione. Non si faceva mettere paura dai violenti e dai ricchi, anzi, se questi lo incontravano capivano e diventavano diversi, perché non era presuntuoso ma potente, forte, pieno dell’intelligenza di Dio. Costruì un monastero, cioè una comunità di persone».

Guardando inoltre al quadro raffigurante sant’Egidio e posto, incorniciato da gerbere colorate, sull’altare, Zuppi ha ricordato che l’immagine del santo con una mano ferita da una freccia, «mentre protegge una cerva aggredita dall’arroganza di chi si crede padrone dell’ambiente», richiama la natura minacciata dall’uomo. In conclusione, l’invito a scegliere«di essere amati dal Signore, scegliendo, insieme, di essere protettori degli altri e di amare la Comunità di Sant’Egidio che è una casa, non una fede».

Al termine della celebrazione, il saluto di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. «Tutto ciò che sant’Egidio ha rappresentato nella storia e cioè la protezione dei poveri, dei piccoli, la cura nelle malattie, nei naufragi, nei flagelli della natura, nelle pandemie – ha detto -, oggi la nostra comunità lo vuole vivere nel futuro ed è provvidenziale che sia così in questo tempo, perché la risposta a un tempo difficile come il nostro è non essere soli e non lasciare solo nessuno e sapere che siamo tutti sulla stessa barca, come dice Papa Francesco».

2 settembre 2020