Israele e Palestina, Oxfam: «Condanniamo ogni annessione»

L’appello dell’organizzazione alla comunità internazionale: «Rifiuti le future tappe del piano. Sarebbe violazione dei principi del diritto internazionale»

Il Parlamento israeliano avrebbe dovuto votare ieri, 1° luglio, l’annessione da parte di Israele di territori della Cisgiordania. Un progetto contro il quale si sono già espressi in tanti, a iniziare dalle Chiese locali e non solo, e su cui anche Oxfam esprime «forte preoccupazione», dopo che il premier israeliano Netanyahu avrebbe lasciato intendere che il progetto di annessione non avverrà nei tempi previsti.

«Condanniamo con forza ogni forma di annessione e chiediamo alla comunità internazionale di rifiutare le future tappe del piano – è l’appello dell’organizzazione, espresso da Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia -. Se troverà un’effettiva attuazione, ciò implicherà il tradimento di milioni di palestinesi da parte della comunità internazionale, sarebbe una palese violazione dei più elementari principi del diritto internazionale». Poco rilevante, per Pezzati, il “quando” dell’annessione: comunque, afferma, «significherà per i Palestinesi vivere in un limbo indefinito. Significherà dover subire leggi discriminatorie, raid, separazioni familiari, accesso limitato a servizi essenziali, moltiplicazione dei checkpoint, muri e fili spinati, ulteriore limitazione della libertà di movimento e infine una condizione di povertà. È una vergogna – prosegue – che i leader mondiali abbiano fatto così poco per concedere ai Palestinesi la speranza di una vita fatta di libertà, pace e dignità».

Il rischio evidenziato dal policy advisor di Oxfam è che le comunità palestinesi diventino enclave isolate. «L’annessione delle terre fertili della Valle del Giordano in particolare renderebbe impossibile l’esistenza di uno Stato palestinese autosufficiente. Le conseguenze di un atto illegale e dannoso – deve essere chiaro – saranno drammatiche se Israele non desisterà». Da ultimo, anche un richiamo per l’Italia: «Ci saremmo aspettati di più. Il premier Conte, a differenza di altri suoi colleghi europei, non ha preso una chiara e ferma posizione e non ha risposto neppure alla lettera-appello firmata da 70 parlamentari italiani, mentre il Parlamento non ha discusso e votato nessun atto di indirizzo. In questo scenario le parole del ministro Di Maio, pronunciate alla Camera qualche giorno fa, rappresentano davvero il minimo sindacale».

Ieri intanto, 1° luglio, l’organizzazione ha incontrato anche il nuovo inter-gruppo parlamentare per la pace in Medio Oriente. L’auspicio di Pezzati è che si arrivi a «una presa di posizione più forte da parte dell’Italia in sede europea e internazionale».

2 luglio 2020