Il lavoro dei giovani, iniezione di fiducia

L’esperienza condivisa della sofferenza e delle limitazioni della libertà ha unito i giovani attorno a una speranza comune: che sia possibile ricominciare in modo nuovo

Durante l’emergenza sanitaria, in Italia, come nel resto del mondo, è sembrato che la voce dei ragazzi e dei giovani per un’economia più sostenibile si fosse acquietata. A qualcuno è parsa come una moda che stava uscendo di scena. In realtà è accaduto qualcosa di diverso. Chi ha avuto contatto con gruppi di giovani in questo periodo, sa che si sono interrogati, si sono messi in discussione, hanno cercato il confronto, hanno provato a dare dei contributi perché la pandemia non diventasse uno tsunami ma un’occasione di rinascita.

È l’esperienza che ho avuto con molti di loro, ma soprattutto con la rete mondiale di giovani che si è creata intorno all’evento “Economy of Francesco”. L’evento, che doveva tenersi a fine marzo ad Assisi, è stato rimandato a novembre. I giovani partecipanti erano già stati selezionati e si stavano preparando per raggiungere Assisi dove, al lavoro in dodici villaggi tematici, avrebbero elaborato insieme proposte da presentare a Papa Francesco. La pandemia ha fatto sì che i tre giorni di lavoro in presenza siano diventati 9 mesi di impegno e collaborazione a distanza, nei cinque continenti.

Gli organizzatori avevano timore che si sarebbe perso l’entusiasmo e invece i ragazzi non hanno avuto bisogno di troppi input per iniziare a condividere proposte con la creatività e la gioia che li caratterizzano. In ogni villaggio, da “finanza e umanità” a “lavoro e cura”, “imprese in transizione”, “management e dono”, “agricoltura e giustizia”, “Co2 delle disuguaglianze”, e così via (leggi l’elenco completo) si vivono momenti di approfondimento, gruppi di studio e ricerca, elaborazione di progetti. Non si sono mai incontrati di persona, eppure sembra che si conoscano da sempre.

Nel tempo della pandemia, l’esperienza condivisa della sofferenza e delle limitazioni della libertà ha unito i giovani attorno a una speranza comune: che sia possibile ricominciare in modo nuovo, facendo tesoro degli sbagli del passato e delle opportunità che si celano dietro ogni nuova sfida. Hanno creato da zero una comunità online (che si estende anche fuori, nei loro territori), un vero e proprio continente di Francesco, che supera qualunque barriera. Si capiscono anche quando non parlano la stessa lingua e vengono da mondi ed esperienze diverse. Li unisce l’arte, la cultura, ma più di ogni altra cosa la spinta a un mondo migliore, quello in cui vivranno insieme, quello che ricostruiranno insieme, perché non vogliono ripartire ma rigenerare un pezzo alla volta, un escluso alla volta. Quasi ogni giorno si sono tenuti webinar, incontri tematici, meeting online in cui ciascuno ha condiviso un pezzo della propria strada, una preghiera, un’esperienza concreta immaginata o già avviata per iniziare a costruire l’economia di Francesco.

Per noi adulti che lavoriamo con loro, è una boccata di aria fresca, un’iniezione di fiducia nel futuro, la consapevolezza che se lasciassimo loro maggiore spazio, l’economia e la cura della casa comune migliorerebbero. È la foresta che cresce senza far rumore.

15 giugno 2020