L’appello del Papa per la Libia

Le parole al termine dell’Angelus: «Prego anche per le migliaia di migranti, rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni. Tutti abbiamo responsabilità»

«Rilanciare con convinzione e risolutezza la ricerca di un cammino verso la cessazione delle violenze, che porti alla pace, alla stabilità e all’unità del Paese». È l’appello che Papa Francesco ha rivolto ieri, 14 giugno, al termine della preghiera dell’Angelus agli organismi internazionali «e a quanti hanno responsabilità politiche e militari». Ad ascoltarlo, i fedeli riuniti in piazza, nel rispetto del distanziamento sociale.

«Seguo con apprensione e anche con dolore la drammatica situazione in Libia – ha continuato il pontefice -. È stata presente nella mia preghiera in questi ultimi giorni. Prego anche per le migliaia di migranti, rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni in Libia. La situazione sanitaria ha aggravato le loro già precarie condizioni, rendendoli più vulnerabili da forme di sfruttamento e violenza. Cc’è crudeltà». Di qui l’invito alla comunità internazionale a «prendere a cuore la loro condizione, individuando percorsi e fornendo mezzi per assicurare ad essi la protezione di cui hanno bisogno, una condizione dignitosa e un futuro di speranza». In questo, ha aggiunto a braccio, «tutti abbiamo responsabilità, nessuno può sentirsi dispensato. Preghiamo per la Libia in silenzio, tutti».

Nelle parole del Papa anche il ricordo della Giornata mondiale del donatore di sangue, «occasione per stimolare la società a essere solidale e sensibile a quanti hanno bisogno. Saluto i volontari presenti ed esprimo il mio apprezzamento a tutti coloro che compiono questo atto semplice ma molto importante di aiuto al prossimo».

15 giugno 2020