La festa della Trinità, «liturgia di contemplazione»

A San Lorenzo fuori le mura la Messa presieduta dal vescovo Di Tora. «Il vero amore, non cerchio che si chiude ma spirale che si apre verso l’infinito»

Con l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di coronavirus e la conseguente crisi economica dovuta al lockdown, si sono moltiplicati i gesti di solidarietà che invitano a far leva sullo spirito di comunità e spronano a riconoscere che «siamo tutti sulla stessa barca e che dobbiamo essere davvero uniti perché nessuno si salva da solo». L’amore verso i più fragili deve quindi diventare «un impegno costante», anche se i problemi e le preoccupazioni quotidiane ci inducono «a non comportarci come figli dell’unico Padre e come fratelli solidali. Il vero amore non è un cerchio che si chiude ma una spirale che si apre circolarmente verso l’infinito immergendoci in quel mistero dell’amore che il Signore ci dona, invitandoci a donare agli altri». Lo ha detto il vescovo Guerino Di Tora, ausiliare del settore Nord di Roma, che ieri, 7 giugno, domenica della Santissima Trinità, ha presieduto la celebrazione eucaristica nella basilica di San Lorenzo fuori le mura – affidata all’ordine francescano dei Frati Minori Cappuccini -, trasmessa in diretta da Rai Uno. Al suo fianco all’altare il parroco, padre Armando Ambrosi.

Il presule ha spiegato che la festa della Trinità, liturgicamente collocata tra la solennità di Pentecoste e il Corpus Domini, «compendia tutto il mistero di Gesù dalla nascita alla risurrezione, fino all’invio dello Spirito Santo. È la festa di Dio». Una liturgia di «contemplazione», ha proseguito Di Tora, nella quale si medita il mistero della Trinità, ovvero «una realtà di persone e di comunione». Durante l’omelia, entrando nel dettaglio, ha evidenziato che la Trinità «è relazione, è famiglia, è festa, è dono». In essa ci sono tre persone che «non si confondono né si annullano ma nella loro specificità operano con una intesa assoluta. Riconosciamo l’impronta del Padre nella creazione, l’agire del Figlio nella sua volontà di salvezza dell’uomo, l’afflato dello Spirito Paraclito che accompagna e santifica l’umanità pellegrina».

La basilica di San Lorenzo fuori le mura, adiacente all’entrata principale del cimitero del Verano, fu eretta dall’imperatore Costantino nel IV secolo ed è dedicata a san Lorenzo, l’arcidiacono di origine spagnola martirizzato dall’imperatore Valeriano nel 258. Nella basilica è custodita una grande lastra di marmo macchiata di sangue che secondo la tradizione fu versato dal santo durante il martirio. Rientra nell’itinerario del pellegrinaggio delle Sette Chiese percorso a piedi dai pellegrini: un cammino di 24 chilometri per visitare le sette principali basiliche di Roma reso un evento popolare da san Filippo Neri.

8 giugno 2020