Famiglia, Bassetti: la politica compia «scelte coraggiose»

Il presidente Cei all’assemblea del Forum delle associazioni: «Sono il vero ammortizzatore sociale». Casellati: centro di vera solidarietà

Da una parte la famiglia, che durante la pandemia si è vista costretta «a stringere i denti ritrovandosi da sola». Dall’altra le istituzioni, che ora devono compiere «scelte coraggiose e lungimiranti» a favore di 26 milioni di famiglie italiane. Famiglie che non devono essere «relegate in un angolo» rischiando di pagare il prezzo più alto di un’emergenza che sta passando dall’ambito sanitario a quello economico-sociale.

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenuto venerdì 15 maggio all’assemblea generale del Forum delle associazioni familiari, svoltasi in occasione della Giornata internazionale della famiglia, plaude ai genitori che in un batter d’occhio «si sono improvvisati insegnanti, assistenti informatici, domestici per gli anziani e catechisti».

In collegamento da Perugia – la città di cui è arcivescovo -, Bassetti si è soffermato sui sacrifici compiuti da tanti genitori in questi mesi. «Meritano riconoscenza», ha detto, perché le famiglie sono state «un vero ammortizzatore sociale per tutti, Stato compreso». Incidono in modo positivo sul bilancio statale facendo risparmiare «con il loro gratuito, silenzioso, efficace lavoro di cura, educazione, attenzione alla crescita dei figli». L’invito di Bassetti, che si è autodefinito “il nonno d’Italia” per l’età anagrafica, è quello di «evitare il baratro sociale» e di porre le famiglie «al centro del villaggio globale». Le istituzioni sono chiamate ad attuare «scelte coraggiose e lungimiranti di politiche familiari per ridare luce e speranza». Per il cardinale ora è necessario «ascoltare il grido delle famiglie» che vanno doverosamente considerate nella loro «vocazione e missione indipendentemente dalla visione laica o religiosa in cui ci si ponga».

Durante la diretta streaming, in osservanza delle norme anti-Covid, la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ha rimarcato il ruolo delle donne «protagoniste di una nuova Resistenza». Ma, ha avvertito, lo smart working e le altre modalità lavorative divenute opportunità durante l’emergenza, non devono «significare per le donne un ritorno al passato, ricacciandole dentro casa e con ciò vanificando il loro cammino di emancipazione».

La presidente del Senato ha definito la famiglia «centro di vera solidarietà» che ha sorretto «l’impalcatura del Paese» e ha invitato a investire in modo adeguato nella scuola e a «costruire attorno alla famiglia e al lavoro femminile un nuovo modello di sviluppo sociale e di ricostruzione economica dell’Italia di domani». Dello stesso avviso Elena Bonetti, ministro per le pari opportunità e la famiglia, per la quale bisogna «promuovere politiche familiari a servizio delle famiglie che siano davvero efficaci», e confessa che aveva proposto «misure da mettere in campo per rinforzare il tema della responsabilità reciproca per generare un futuro migliore, promuovere il protagonismo femminile e affrontare il tema della denatalità, una delle grandi piaghe del nostro Paese e sintomo della fatica che facciamo di declinarci al futuro». Suggerimenti non accolti dall’esecutivo, così come sono state rispedite al mittente le proposte avanzate dal Forum delle associazioni familiari.

Ma per il presidente Gianluigi De Palo è «inutile indignarsi e fare polemiche. Si è concluso il primo tempo. Il decreto presentato dal Governo ha scontentato le famiglie italiane». Il Forum ha quindi iniziato a scrivere nuovi emendamenti perché «c’è un Parlamento che in questa fase di emergenza è stato messo in secondo piano portando il Consiglio dei ministri ad intervenire in maniera diretta». De Palo ha quindi esortato le associazioni e i Forum regionali a contattare i parlamentari «eletti in rappresentanza» delle famiglie «per sensibilizzarli a migliorare in Aula il provvedimento economico».

Dopo gli interventi istituzionali, la parola è passata al presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo e allo psicoanalista Massimo Recalcati. Il primo, dati alla mano, ha tracciato un quadro poco roseo della natalità post Covid-19. Analizzando quanto accaduto in passato dopo altre emergenze – come la riunificazione della Germania nel 1989 e la crisi economica in Grecia nel 2008 – Blangiardo ha osservato che 435mila nati nel 2019 e i 428mila ipotizzati per il 2020 prima del coronavirus, scenderebbero a circa 426mila nel bilancio finale del corrente anno, per poi ridursi a 369mila, nel caso più sfavorevole, in quello del 2021. Solo la promozione di politiche concrete a sostegno della famiglia potrebbero «contrastare questa dinamica demografica». Infine, Recalcati ha posto l’attenzione sull’approccio educativo con cui le famiglie sono state costrette a misurarsi nei due mesi di totale lockdown, durante i quali è stato sì necessario «rinunciare alla libertà» ma è stato possibile «fare l’esperienza della solidarietà e della fratellanza».

18 maggio 2020