Gemelli e Covid-19, lotta in prima linea

Il direttore sanitario Andrea Cambieri: oltre 400 contagiati in cura. Riorganizzato il Pronto soccorso con canali separati. L’impegno della clinica Columbus

Il Policlinico Agostino Gemelli ha saputo fare fronte all’epidemia di coronavirus «dimostrando di essere una struttura flessibile, in grado di riconvertirsi in modo rapido, essendo progettato anche per questo». A dirlo è Andrea Cambieri, direttore sanitario del nosocomio di via della Pineta Sacchetti, che spiega come l’attuale emergenza sanitaria «per il nostro ospedale ha avuto la forma di un attacco realizzato in modo progressivo» e ha comportato «una necessaria reazione data in prima istanza dal blocco delle sale operatorie e dall’aumento della capienza». Sono poco meno di 400 i contagiati dal Covid-19 in cura a oggi al Gemelli «ma abbiamo raggiunto anche quota 550 pazienti nelle scorse settimane – informa Cambieri -. A loro abbiamo messo a disposizione, oltre ai 40 del reparto di malattie infettive, i posti letto di 14 reparti, destinandoli all’isolamento, riducendo quindi l’attività di alcune specialità».

Lo stesso processo di riconversione ha interessato la Columbus, la clinica generalista che afferisce all’offerta sanitaria del Policlinico e che è ora denominata “Covid 2”. «I 240 posti letto, solitamente destinati a pazienti chirurgici o di medicina interna, sono mutati in 100 per pazienti contagiati dal virus e 60 di terapia intensiva, per poter essere così ulteriormente di appoggio e sostegno all’hub regionale Lazzaro Spallanzani». Riorganizzato anche il Pronto soccorso, che «è stato diviso in due, con canali separati, avviando processi di scorrimento con percorsi sicuri – spiega ancora il direttore sanitario -; con il percorso codificato di pre-triage, con una tenda allestita negli spazi esterni all’ospedale per i pazienti che si presentano in condizioni non gravi, mentre chi accusa sintomi più significativi viene portato direttamente in reparto».

Cambieri, che parla oggi di «una raggiunta situazione di equilibrio», annovera tra le strategie efficaci messe in atto in questa fase emergenziale «il lavoro fatto a livello di dimissione diffusa», anche grazie «all’accordo raggiunto, in sinergia con la Regione Lazio, con un hotel adiacente alle nostre strutture che accoglie quei pazienti che non possono o non vogliono trascorrere la quarantena a casa dopo le dimissioni dall’ospedale». Ancora, fondamentale «il contributo del nostro laboratorio di microbiologia per quanto concerne la somministrazione e l’analisi dei tamponi», oltre che in merito allo studio «farmacologico e di nuovi test sierologici per cercare gli anticorpi generati in risposta all’infezione», sottolinea il dirigente, osservando anche come «la ricerca proceda in maniera diffusa per valutare le conseguenze generali del virus: da quelle neurologiche a quelle cardiovascolari».

Il direttore sanitario coordina quotidianamente un meeting dell’Unità di crisi del Policlinico durante il quale medici, personale sanitario e tecnico, insieme ai vertici della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, si confrontano e fanno il punto sulle azioni messe in atto per contrastare l’epidemia. Lo scorso 3 aprile, la comunità del Gemelli ha ricevuto la visita del cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale, che ha rivolto un discorso di incoraggiamento e sostegno ai medici e agli operatori sanitari.

Significativo in questa fase anche il ruolo dei cappellani ospedalieri, laddove le visite agli ammalati sono interdette ai familiari nei reparti Covid. Monsignor Telesfor Kowalski, cappellano della Columbus, spiega: «Ci preoccupiamo di usare tutte le protezioni come guanti, maschere e tute per poter essere presenti, seppure in maniera quasi invisibile». Un grande aiuto viene «dalla tecnologia – continua -, perché su ogni piano è disponibile un telefono cellulare di servizio che consente ai pazienti di mantenere un contatto via WhatsApp sia con i parenti sia con i medici ma anche con noi sacerdoti».

14 aprile 2020