La preghiera e l’affetto per De Donatis

La vicinanza dei romani al cardinale vicario, dal 30 marzo ricoverato al Gemelli per coronavirus. Vicinanza anche dal presidente della Cei Gualtiero Bassetti

Migliaia i messaggi di affetto e di vicinanza pervenuti alla diocesi dopo il ricovero del cardinale vicario Angelo De Donatis, lunedì scorso, al Policlinico Universitario Fondazione Agostino Gemelli Irccs a causa del coronavirus. Dopo la manifestazione di alcuni sintomi, infatti, De Donatis era stato sottoposto al tampone per il Covid-19 ed era risultato positivo. Ricoverato nell’ospedale della Pineta Sacchetti con la febbre, le sue condizioni generali erano buone e aveva iniziato una terapia antivirale. Le condizioni di salute, al momento in cui scriviamo, sono stabili. «I suoi più stretti collaboratori – si legge in un comunicato stampa del Vicariato -– sono in autoisolamento in via preventiva».

«Sto vivendo anche io questa prova, sono sereno e fiducioso – le parole del porporato indirizzate lunedì alla diocesi –. Mi affido al Signore e al sostegno della preghiera di tutti voi, carissimi fedeli della Chiesa di Roma! Vivo questo momento come un’occasione che la Provvidenza mi dona per condividere le sofferenze di tanti fratelli e sorelle. Offro la mia preghiera per loro, per tutta la comunità diocesana e per gli abitanti della città di Roma». E in questi giorni da tutta la diocesi si è levata la preghiera per una rapida guarigione del cardinale. Vicinanza è stata espressa in un messaggio anche dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Nella giornata di lunedì De Donatis aveva indicato gli orientamenti diocesani per la Settimana Santa mentre il giorno precedente, V domenica di Quaresima, aveva celebrato la Messa – senza la presenza di fedeli – al santuario della Madonna del Divino Amore, proseguendo una iniziativa che la diocesi ha proposto in questa fase di emergenza e che continuerà fino al mercoledì della Settimana Santa.

All’omelia De Donatis aveva preso spunto dal Vangelo della domenica, che narrava la risurrezione di Lazzaro operata da Gesù, definendo l’apertura di quel passo «la constatazione smarrita e dolorosa di questi giorni. Vorrei poter essere davanti ad ogni letto di ospedale, delle terapie intensive e delle vostre case e dire al Signore: “Ecco, questo fratello, questa sorella che tu ami è malato, è malata!”. Nello smarrimento vorrei pronunciare con voi la dolcezza di questa Parola: questo fratello, questa sorella che tu ami! Le due sorelle, Marta e Maria, non vengono meno in questa solida certezza: Tu ami, Signore, il nostro fratello malato! Sì, anche il Padre ha continuato ad amare il Figlio steso sulla Croce. Nella sofferenza – aveva sottolineato il cardinale – ci rimane l’amore: è ciò che stiamo vivendo in questi giorni. Ogni letto di dolore è uno scambio fecondo tra chi ama e chi si lascia amare. Professiamo con potenza scandalosa agli occhi del mondo che ogni prova non porta alla morte ma è per la gloria di Dio. Ogni limite è lo spazio dell’unione tra noi e Dio. E questa unione è l’unica che fa sorgere la speranza e la fiducia». Accanto al dolore, che segna oggi tutto il Paese, resta per i cristiani
la certezza consolante della vita portata da Gesù con la sua risurrezione.

«Il pianto di Gesù – aveva detto ancora De Donatis all’omelia di domenica scorsa – ci attraversa, le sue lacrime scendono benefiche in questi giorni, ci segnano perché hanno origine dalle sue viscere piene di misericordia e compassione. È ora il tempo di dire: “Signore, credo, ma aiutami nella mia incredulità”. Non vogliamo inciampare, ma rimaniamo nella luce della nostra professione di fede, sosteniamoci gli uni gli altri per continuare a camminare di giorno, perché senza questa fede cammineremmo di notte, al buio e continueremmo a inciampare e cadere. Non allontaniamoci dalla Chiesa, nostra sorella e madre: quel grembo che ci ha generato nel fonte battesimale ci conferma che solo in Lui, il Risorto, si apre per noi la vita!».

Subito dopo il ricovero del cardinale, il prelato segretario del Vicariato Pierangelo Pedretti ha disposto l’immediata chiusura del Palazzo Apostolico Lateranense, sede del Vicariato, che resterà chiuso fino al 15 aprile compreso. Pedretti rende noto che in questo periodo «si procederà con massima cura a una radicale sanificazione degli ambienti e degli arredi del Vicariato». Peraltro, «i provvedimenti presi nelle settimane scorse al fine di contenere l’infezione da coronavirus avevano portato, in pochi giorni, i frequentatori professionali del Palazzo da circa 170 a una dozzina». Il nostro giornale, l’impegno per la testata on line Romasette.it, per il sito e per i canali social diocesani sono realizzati attraverso lo “smart working” per garantire l’imprescindibile servizio di informazione alla comunità diocesana e ai tanti lettori: per Roma Sette, da quelli che ci seguono abitualmente a coloro che accedono gratuitamente all’edizione digitale di Avvenire (grazie alla proposta del quotidiano per questa fase di emergenza nazionale) da cui è possibile visualizzare le pagine di Roma Sette (abbonamenti.avvenire.it).

6 aprile 2020