«Grave crisi umanitaria» in Burkina Faso

Secondo i dati Onu, coinvolti oltre 2 milioni di persone. La denuncia delle ong: chiusi centri sanitari e scuole. A febbraio gli sfollati erano più di 765mila

Dalle ong impegnate sul campo arriva la denuncia della «grave crisi umanitaria» che sta attraversando il nord del Burkina Faso,  per lo più nel silenzio e nell’indifferenza del mondo. A parlare sono l’Associazione Lvia- Servizio di Pace, attiva nell’area di crisi insieme alle italiane Aidos, Cisv, Progetto Mondo Mlal, Terre des Hommes, Reach Italia, We World-Gvc, alle ong europee Irc e Ceas e alle associazioni locali Crus e Fngn. Stando ai dati Onu, la crisi coinvolte oltre 2 milioni di persone solo nel nord del Paese; molte le donne e i bambini. A febbraio si contavano 765.500 sfollati, molti dei quali si sono rifugiati presso familiari.

Secondo le ong, all’origine di quanto sta accadendo c’è, in gran parte, la forte insicurezza causata dalle continue incursioni dei gruppi armati radicali in questa area del Paese, tanto da portare alla chiusura dei centri sanitari e delle scuole. Si calcola che siano state chiuse 2.410 scuole e che siano 318mila i bambini e i giovani privati dell’istruzione scolastica. I centri sanitari chiusi o in funzionamento minimo sono 273, in un’area che già scarseggia di servizi di base. In questo contesto, sono 1,5 milioni le persone che dipendono dall’aiuto umanitario per l’accesso alle cure mediche e ai servizi sanitari.

Il presidente di Lvia Alessandro Bobba evidenzia anche «un grande problema che porterà ad ulteriori conseguenze», vale a dire «la frattura sociale che gli attacchi dei gruppi estremisti stanno provocando nella popolazione. Tutto questo accade in un Paese, il Burkina Faso, dove le diverse religioni ed etnie hanno sempre convissuto pacificamente». In più, ad aggravare la situazione c’è il rischio «molto elevato» di radicalizzazione violenta della popolazione, soprattutto dei più giovani che, in assenza di lavoro, vengono facilmente convinti ad arruolarsi nei gruppi armati.

A questa crisi di sicurezza si aggiunge la grave siccità causata dall’impatto dei cambiamenti climatici, sempre più grave nell’Africa subsahariana, dove il fenomeno della desertificazione si amplia ogni anno di più. Per la popolazione di queste regioni, che nell’80% dei casi vive grazie all’agricoltura e all’allevamento, questa situazione provoca povertà, insicurezza alimentare e malnutrizione, sia acuta che cronica, soprattutto nei bambini.

17 marzo 2020