Coronavirus, l’Italia “chiude”

Stop a tutte le attività non essenziali fino al 25 marzo. Il premier Conte: «Grazie a tutti gli italiani. Stiamo dando prova di essere una grande nazione». Domenico Arcuri nuovo commissario per le terapie intensive. Due settimane per vedere gli effetti

Ancora un intervento in diretta serale, ieri, 11 marzo, per il premier Giuseppe Conte: alle 21.45 il discorso che inizia con un «grazie agli italiani che compiono sacrifici. Stiamo dando prova di essere una grande nazione». Quindi l’annuncio del nuovo, ulteriore, decreto della presidenza del Coniglio dei ministri per far fronte a questa emergenza coronavirus. «Ho fatto un patto con la mia coscienza – le parole di Conte -: al primo posto c’è la salute degli italiani».

Un discorso a tratti anche drammatico, quello del presidente del Consiglio, che annuncia la chiusura di tutti i negozi almeno fino al 25 marzo, fatta eccezione per «quelli per i beni di prima necessità, come farmacie e alimentari». Si fermano dunque bar, pub, ristoranti, per tutto il giorno e non solo dopo le 18. Garantite solo le consegne a domicilio. Chiudono parrucchieri, centri estetici, servizi di mensa, mercati di ogni tipo. Saranno invece aperti tabacchi, lavanderie, stampatori ed edicole. Al lavoro anche artigiani, idraulici, meccanici, benzinai e pompe funebri. Le industrie resteranno aperte ma con «misure di sicurezza», cioè purché garantiscano le iniziative necessarie per evitare il contagio. Similmente, «nel rispetto della normativa igienico-sanitaria, saranno garantite le attività del settore agricolo, zootecnico, di trasformazione agroalimentare comprese le filiere che offrono beni e servizi rispetto a queste attività». Dunque, «non è necessario fare nessuna corsa per acquistare il cibo: i negozi di alimentari restano aperti», ha puntualizzato Conte.

Chiusi invece i reparti aziendali «non indispensabili» per la produzione. Incentivati smart working, congedi retribuiti, turni di lavoro e ferie, congedi retribuiti e smart working. Restano garantiti i servizi bancari, assicurativi e postali. Assicurati anche i trasporti, pure se non si escludono riduzioni a livello locale, i taxi, così come treni, aerei e trasporti marittimi. Previsti accordi locali tra aziende, regioni e sindacati: l’obiettivo è provare a evitare il blocco totale, per aiutare l’economia a restare a galla.

«Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci con più calore domani», ha detto il premier annunciando il decreto. Per avere un riscontro effettivo di queste misure, ha spiegato, «dovremo attendere un paio di settimane». In ogni caso, ha affermato, «Se i numeri dovessero continuare a crescere, cosa nient’affatto improbabile, non significa che dovremo affrettarci a varare nuove misure. Non dovremo fare una corsa cieca verso il baratro. Dovremo essere lucidi, responsabili». Intanto un altro annuncio: «A breve nominerò anche un commissario delegato per rafforzare la risposta delle strutture ospedaliere: avrà ampi poteri di deroga, lavorerà per rafforzare soprattutto la produzione, la distribuzione di attrezzature per terapia intensiva e sub intensiva. Avrà anche il potere di creare e impiantare nuovi stabilimenti per la produzione di queste attrezzature e sopperire alle carenze sin qui riscontrate. Il commissario sarà Domenico Arcuri che si coordinerà con il dottor Borrelli che sta facendo un incredibile lavoro».

Il decreto è stato firmato dal presidente del Consiglio nella tarda serata.

12 marzo 2020