Tripoli, il vicario apostolico: «La Libia, trampolino verso l’Europa»

Il vescovo George Bugeja descrive ad Acs la situazione del Paese nordafricano. «Tregua violata più volte ma la Chiesa cattolica non abbandona il suo gregge»

«Ottenere la pace e la riconciliazione non sarà facile. In Libia vi sono delle divisioni profonde e le parti in conflitto sono molto distanti. È perfino difficile trovare il modo di far sedere tutti ad uno stesso tavolo». Da Tripoli il vicario apostolico George Bugeja descrive alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) la situazione del Paese nordafricano. «Indubbio segno positivo», riconosce, la recente Conferenza di Berlino, tuttavia il cammino della Libia, sottolinea, è ancora lungo ed è importante che «i vari Paesi che hanno preso parte all’incontro nella Capitale tedesca tengano fede agli impegni presi nel corso della conferenza berlinese».

Anche la tregua indetta appena un mese fa, sottolinea il presule, è stata violata più volte. «A Tripoli ci sono stati degli scontri e ciò crea inevitabilmente tensioni. L’aeroporto della città apre e chiude a seconda della situazione ma fortunatamente almeno in centro le scuole e gli uffici sono ancora aperti». Uno scenario incerto e instabile, dunque, che influisce anche sulla crisi dei rifugiati. Tuttavia il vicario di Tripoli invita ad andare alla radice del fenomeno. «La Libia è un trampolino verso l’Europa ma non è la causa scatenante della crisi migratoria. Molti dei rifugiati giungono qui dall’Africa sub-sahariana e dunque se si vuole rifermare o ridurre il flusso dei migranti si devono risolvere le problematiche esistenti nei loro Paesi d’origine. Altrimenti decine di migliaia di persone continueranno ad emigrare in cerca di un futuro migliore, anche a costo di mettere a rischio la loro vita».

La Chiesa cattolica locale, prosegue il vicario apostolico, cerca di offrire il proprio aiuto sia ai migranti che transitano per la Libia che alla popolazione locale. «Abbiamo delle limitazioni e poche risorse ma facciamo del nostro meglio per assistere le persone, in primis con la nostra presenza. La Chiesa cattolica è rimasta nel Paese durante tutta la durata del conflitto, anche quando le altre Chiese sono andate via e tutti gli Stati europei hanno chiuso le proprie ambasciate. La nostra presenza è un segno di incoraggiamento per i fedeli».

La prossima settimana Bugeja sarà a Bari per prenderà parte all’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”. «Per noi vescovi – osserva – sarà un’occasione per discutere e raccontare le difficoltà di ogni diocesi. Sostenendoci l’un l’altro e imparando dalle esperienze altrui».

13 febbraio 2020