Save the Children: in atto in Italia uno «smottamento demografico»

Raffaela Milano commenta i dati Istat: negli ultimi 10 anni 134mila nascite in meno, «eppure il Paese non riesce a garantire sostegno ai nuovi nati»

Parla di «smottamento demografico» Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, commentando i nuovi dati Istat diffusi ieri, 11 febbraio, sul divario tra nascite e decessi e sul calo dei nuovi nati: solo negli ultimi 10 anni l’Italia ha perso quasi 134mila neonati e rispetto agli anni Sessanta registriamo oltre mezzo milione di nascite in meno. «Il nostro – afferma Milano – è un Paese che continua a invecchiare e questo ci deve far riflettere: in Italia nascono pochi bambini e hanno in media genitori più anziani rispetto al passato, anche in considerazione delle difficoltà per i più giovani di raggiungere l’autonomia necessaria per sostenere un nuovo nucleo familiare».

Nell’analisi di Milano, «i bambini sono sempre di meno e ciò nonostante il Paese non riesce a garantire un’adeguata rete di sostegno a tutti i nuovi nati, in particolare nei primi mille giorni di vita, e ai loro genitori. Con 1,8 milioni di famiglie in povertà nel 2018 – osserva -, per mitigare la tendenza negativa delle nascite, è necessario un impegno sempre maggiore da parte delle istituzioni, per costruire un sistema integrato e coerente di misure, tra cui il supporto economico per i genitori, il sostegno all’occupazione, con particolare attenzione per quella femminile, misure a sostegno della conciliazione tra lavoro e famiglia per entrambi i genitori, l’offerta di servizi educativi per la prima infanzia di qualità e su tutto il territorio».

Uno campanelli di allarme di questo calo, secondo Save the Children, è la flessione delle iscrizioni a scuola nel primo anno delle primarie: basti pensare che per l’anno scolastico 2019/2020 le domande presentate sono state poco più di 473mila, con una perdita di circa 23mila bambini rispetto all’anno precedente (-4,6%), mentre il ciclo di scuola secondaria ha registrato una flessione di altri 20mila studenti. «Questi dati possono anche essere uno stimolo per una riflessione volta al ripensamento del sistema scolastico e dell’offerta educativa, garantendo a tutti i bambini l’inserimento già dall’asilo nido e una scuola a tempo pieno», osservano dall’organizzazione.

12 febbraio 2020