Primo italiano positivo al coronavirus

È uno dei rimpatriati da Wuhan, trasferito all'Istituto Spallanzani. Intanto in Cina, superati i 30mila casi; 636 le vittime. Il premier Conte: rischio sanitario che richiede costante aggiornamento

La notizia è arrivata nella serata di ieri, 6 febbraio, dal ministero della Salute: uno dei 56 italiani rimpatriati da Wuahn e messi in quarantena nella città militare della Cecchignola, in zona Laurentina, è risultato positivo al test per il coronavirus. «Il paziente – si legge nella nota del ministero – è attualmente ricoverato all’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma con modesto rialzo termico ed iperemia congiuntivale. L’Istituto sta coordinando l’organizzazione della sorveglianza epidemiologica a livello nazionale e supporta i laboratori di riferimento regionali per garantire una prima diagnosi tempestiva. Nei casi di positività al primo test l’Istituto effettua le analisi di conferma comunicandole alla task-force del ministero della Salute».

L’allerta era scattata dopo le analisi condotte sui tamponi effettuati agli italiani sotto osservazione e il soggetto interessato, un uomo adulto di 30-40 anni che era in stanza da solo, era stato trasferito e posto in isolamento allo Spallanzani per ulteriori accertamenti. Dopo un momento di iniziale apprensione, il clima ora è tornato disteso tra gli altri italiani in quarantena alla Cecchignola. Con la persona risultata positiva, riferiscono, «abbiamo avuto pochi contatti in questi giorni. Prima di essere trasferito, si trovava in una stanza singola».

Di rischio sanitario che «richiede un costante aggiornamento» aveva parlato poche ore prima il premier Giuseppe Conte. L’Italia, ha assicurato dopo il vertice pomeridiano alla Protezione civile, «ha adottato il principio di massima precauzione». Quindi il ringraziamento «da parte di tutti i componenti del governo, ma penso di interpretare il sentimento di tutti i cittadini», a tutti i volontari e le volontarie della Protezione civile: «In poche ore sono riusciti a organizzare un servizio di verifica, di controllo, di monitoraggio, che ha coinvolto 62mila cittadini passeggeri, 521 voli internazionali». Per il presidente del Consiglio, rispetto a «un rischio sanitario che richiede un costante aggiornamento, dobbiamo mantenerci flessibili. Se del caso, dobbiamo tornare ad aggiornare le nostre misure proprio perché mantengano quella soglia di massima precauzione per tranquillizzare e proteggere al massimo la salute dei cittadini».

La situazione, insomma, è in evoluzione. Gli occhi rimangono naturalmente puntati sull’andamento della curva epidemica in Cina, dove sono stati superati i 30mila casi di positività: attualmente i contagiati sono 31.162; 636 le vittime, secondo quanto riferito dalla commissione sanitaria nazionale cinese.  La provincia maggiormente colpita resta quella di Hubei, che ha registrato 69 nuove vittime nelle ultime 24 ore. Dei contagiati, 4.800 sono in gravi condizioni. A fronte di un aggravamento ulteriore del numero dei contagi, dunque, si potrebbero valutare misure più restrittive anche di quarantena; al contraro, a fronte di un calo dei contagi si potrebbe ad esempio valutare una attenuazione del blocco dei voli. La situazione, conferma anche il vice ministro alla Salute Pierpaolo Sileri, è «evolutiva. La curva è ancora in crescita. Ogni giorno aumenta il numero di contagi in Cina di 3-4mila unità. Finché questa crescita è costante non possiamo prevedere quanto ancora durerà l’emergenza».

Nel frattempo rimangono critiche ma stabili le condizioni della coppia cinese positiva al coronavirus ricoverata da 8 giorni allo Spallanzani. Oltre a loro, al momento sono ricoverati nell’Istituto altri 7 pazienti, di cui 4 4 sono pazienti sottoposti a test per la ricerca del nuovo coronavirus in attesa di risultato, 3 sono pazienti risultati negativi al test, che rimangono comunque ricoverati per altri motivi clinici. In totale nell’ospedale romano specializzato in malattie infettive sono stati valutati 41 pazienti sottoposti al test per il coronavirus. Di questi, 32, risultati negativi, sono stati dimessi.

7 febbraio 2020