“Ti regalerò una rosa”: così Cristicchi vinse a Sanremo

Mentre parte l’edizione numero 70 del Festival, omaggio a una canzone atipica tra quelle vincitrici della manifestazione

Era il 1951, e in un’Italia da poco uscita dalla guerra esordiva il festival di Sanremo. Proprio in questi giorni al Teatro Ariston della città ligure va “in scena” l’edizione numero settanta, accompagnata dalle inevitabili polemiche che spesso l’hanno contraddistinta, soprattutto quando la vetrina televisiva ha avuto sempre maggiore risonanza, prima sui giornali, poi sulle radio e le tv, infine sui social.

Il Festival, criticato da tanti e visto sul grande schermo da milioni di telespettatori, ha rappresentato uno spaccato dei cambiamenti dell’Italia. E in fondo lo rappresenta ancora. È stato teatro perfino di drammi personali così come di vetrine per manifestazioni. Amato, odiato, usato. Alcune delle canzoni vincitrici sono cadute presto nel dimenticatoio.

Oggi abbiamo scelto una canzone sicuramente atipica rispetto a quella che per decenni ha rappresentato l’immagine della “canzone di Sanremo”. È “Ti regalerò una rosa”, che nel 2007 portò al successo dell’edizione numero 57 Simone Cristicchi. Atipica anche per i risultati, che videro uniti pubblico e addetti ai lavori. Oltre al primo posto della classifica generale, il brano ottenne anche il Premio della critica Mia Martini e il premio della Sala stampa radio-tv del festival. Riconoscimenti andarono anche al video della canzone, che vede il cantautore romano – all’epoca trentenne – aggirarsi tra alcuni centri di igiene mentale in disuso.

Il brano fu il frutto di un viaggio dell’autore per gli ospedali psichiatrici italiani, che confluì in un documentario. Le storie raccontate in quell’itinerario sofferto furono lo spunto per il testo, una lettera che il protagonista della storia, Antonio, scrive alla sua donna, Margherita, dal manicomio dove è chiuso. «Mi chiamo Antonio e sono matto / Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino / Credevo di parlare col demonio / Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio / Ti scrivo questa lettera perché non so parlare / Perdona la calligrafia da prima elementare…». Una storia che si conclude in modo drammatico: «E ti stupisci che io provi ancora un’emozione? / Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare» Nel 2014, Cristicchi aveva dedicato la sua “rosa” a Giovanni, detto “Eldo”, che aveva trascorso 54 anni in manicomio prima di poter essere accolto nel paese di Olevano nel Tusciano dove aveva trascorso l’ultimo periodo della sua vita.

4 febbraio 2020