Cav, con le porte aperte alla vita

Celebrata domenica 2 febbraio la 42esima Giornata per la vita. Di Ubaldo, coordinatrice dei centri per Roma: «A servizio delle donne che spesso vivono una “solitudine del cuore”»

«Aprite le porte alla vita» era il tema scelto dalla Conferenza episcopale italiana per la 42esima Giornata per la vita celebrata domenica 2 febbraio. L’edizione 2020 ha messo al centro l’accoglienza, unica strada – scrivono i vescovi – per «andare oltre quella chiusura che si manifesta nella nostra società ad ogni livello». Uscire dai propri spazi, incontrare, ascoltare, infondere coraggio e aiutare le donne, ovunque esse si trovino, è uno degli obiettivi delineati da Maria Luisa Di Ubaldo, coordinatrice dei Centri di Aiuto alla Vita di Roma, la cui mission è spalancare “gli occhi” del cuore e far percepire l’essere umano che cresce nel grembo della mamma. «Aprire le porte alla vita per noi è fondamentale – racconta a Roma Sette –. Siamo gratuitamente a servizio delle donne che spesso vivono una “solitudine del cuore” che le porta a decidere di abortire».

Un’azione capillare per trasformare «la cultura della morte in cultura della vita», che a Roma vede decine di volontari raggiungibili anche telefonicamente 24 ore su 24 e operativi in sette strutture dal centro alla periferia. Il primo nato, nel 2010, è il Cav Palatino in piazza Sant’Anastasia, l’ultimo è quello di Ostia, nella parrocchia San Nicola di BariAttivi anche il Cav Ardeatino, a Santa Giovanna Antida Thouret (via Roberto Ferruzzi 110), il Tiburtino, ospitato nella parrocchia San Giuseppe Artigiano (Largo San Giuseppe Artigiano 15), il Cav Talenti, a San Ponziano, quello del Torrino a San Giovanni Battista de La Salle (via dell’Orsa Minore 59) e infine quello di Acilia. In cantiere l’apertura di un nuovo Cav a piazza Bologna.

Per prevenire il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, nel Lazio, spiega Di Ubaldo – che è anche neo presidente di Federvita Lazio – operano 33 associazioni: un Segretariato sociale per la vita, 8 Movimenti per la vita, 19 Cav, una casa di accoglienza a Viterbo, 3 associazioni che uniscono Movimento per la vita e Cav a Tivoli, Civitavecchia e Rieti, e infine Movit Roma–Viterbo, una realtà di universitari. «Vogliamo coinvolgere sempre più giovani – rimarca Di Ubaldo –. Hanno il linguaggio giusto per arrivare ai ragazzi». La chiave sta proprio nella comunicazione e i Cav, pur essendo strutture di ispirazione cattolica dove si è certi che la vita sia un dono di Dio, si rivolgono alle donne partendo da basi scientifiche per arrivare a tutte, anche a chi non ha fede. «Bisogna far comprendere che il bambino nel grembo non è un grumo di cellule come tanti ancora sostengono ma un essere umano», dice la coordinatrice, che non nasconde la difficoltà dei Cav ad entrare negli ospedali per il colloquio dissuasivo previsto dalla legge 194. «Collaboriamo con molti consultori – dice – ma nelle strutture sanitarie non ci viene data alcuna possibilità e opportunità di entrare, viene sistematicamente respinta ogni nostra richiesta di ingresso per i colloqui dissuasivi. La vera libertà è quella che permette di scegliere tra due proposte».

Nel 2019 i colloqui con i volontari dei Cav del Lazio hanno fatto cambiare idea a 300 mamme (120 solo a Roma) che hanno deciso di portare a termine la gravidanza. Tra queste Di Ubaldo ricorda la storia di una sedicenne che fin dal primo momento aveva espresso la volontà di far nascere il suo bambino contro il parere dei suoi genitori e di quelli del suo ragazzo. «È arrivata al Centro Palatino disperata, non voleva abortire. I familiari hanno rifiutato di incontrarci. Noi le abbiamo detto che, come previsto dalla legge, doveva informare l’assistente sociale. È stato contattato e la ragazza gli ha confermato che voleva portare a termine la gravidanza. Il suo coraggio ha spalancato le porte a una vita». Attraverso il “Progetto Gemma”, infine, i Cav nel 2019 hanno aiutato 100 mamme. Il servizio permette l’adozione prenatale a distanza di madri indigenti che ricevono un sostegno economico per gli ultimi sei mesi di gravidanza fino al compimento del primo anno di vita del bambino.

3 febbraio 2020