Roma ricorda i bambini vittime dell’Olocausto

Nel Giorno della Memoria, inaugurata alla Casina dei Vallati l’esposizione “Shoah. L’infanzia rubata”. Gli scatti di Liliana Segre bambina e la testimonianza di Shlomo Venezia, morto nel 2012

Bambini uccisi «per la sola ragione di essere nati. Nati ebrei». Un pannello con la storia dell’Olocausto affiancato dalla linea temporale dell’epoca apre il percorso della mostra “Shoah. L’infanzia rubata” inaugurata ieri pomeriggio, 27 gennaio, nella Casina dei Vallati in via del Portico d’Ottavia. Curato dall’associazione Figli della Shoah e organizzato dalla Fondazione Museo della Shoah in collaborazione con la Comunità Ebraica di Roma, l’allestimento, presentato nel Giorno della Memoria, mette al centro i diritti negati a un milione e mezzo di bambini ebrei, di età inferiore ai 12 anni, uccisi tra il 1933 e il 1945.

Cinque sale ospitano 44 pannelli esplicativi che illustrano «un mondo scomparso», come ha affermato la curatrice Daniela Dana Tedeschi rimarcando che «non è rimasta traccia del 90% dell’infanzia ebraica dell’epoca». Oltrepassata la sala che introduce alla mostra, il visitatore è portato a riflettere sui diritti negati ai piccoli attraverso le testimonianze e le fotografie di chi è tornato dai campi di concentramento, come Liliana Segre, della quale ci sono anche alcuni scatti che la ritraggono bambina con il nonno e il papà. Nel pannello dedicato alla negazione del diritto alla dignità, la senatrice a vita ricorda l’introduzione delle leggi razziali, l’arresto, l’arrivo ad Aushwitz, la «lotta per la sopravvivenza nel campo».

Seguono 11 pannelli con disegni, poesie, racconti, stralci del Diario di Anna Frank, foto di bambini internati di cui non si conosce il nome ma solo il numero di matricola. Illustrano gli altri diritti negati, dal gioco fino al diritto alla vita, passando dalla salute, l’identità, l’istruzione, la libertà e la tutela. «Qualcuno ha messo in discussione la validità del Giorno della Memoria – ha affermato il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia -. Iniziative come questa aiutano i ragazzi a riflettere anche se spesso gli interventi “a gamba tesa” sui social e le scritte offensive sono opera di ex ragazzi. I giovani hanno grande sensibilità e bisogna trasmettere loro la memoria di quegli anni».

Altre due sale della mostra sono dedicate al pedagogo polacco Janusz Korczac, modello della pedagogia tanto da essere l’ispiratore dell’attuale Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Nell’orfanotrofio nel ghetto di Varsavia creò un ambiente protetto per i bambini che cercò di salvare. Fu deportato con i piccoli nel campo di sterminio di Treblinka. Un’ala della mostra è dedicata alle fotografie di alcuni dei 212 piccoli arrestati durante la retata del 16 ottobre 1943 nel ghetto di Roma e uccisi ad Aushwitz il 23 ottobre. Altri 28 furono arrestati nei mesi successivi. L’esposizione si chiude con un video di 50 minuti nel quale alcuni testimoni, tra i quali Shlomo Venezia – morto nel 2012 -, raccontano i bambini ad Aushwitz.

La presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni ha letto una poesia dedicata alle piccole vittime della Shoah e scritta da studenti di seconda media per il concorso “I giovani ricordano la Shoah”, la cui cerimonia di premiazione si è svolta nella mattinata di ieri al Quirinale, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Un elaborato molto profondo – ha commentato Di Segni -. Se questo è quello che i ragazzi sono in grado di produrre vuol dire che siamo riusciti a trasmettere qualcosa di quanto accaduto». Educare i giovani «perché non accadano mai più tragedie simili» e continuare a fare memoria della Shoah per evitare «che il male prodotto si perda nell’oblio», gli inviti della presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello, la quale ha dedicato la mostra alle sorelle Andra e Tatiana Bucci, instancabili testimoni che raccontano alle scolaresche gli esperimenti condotti dal dottor Josef Mengele, e a Emanuele di Porto e Mario Mieli, scampati al rastrellamento del 16 ottobre 1943. La mostra, che il vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori ha definito «coraggiosa», sarà aperta al pubblico fino al 24 luglio, dalla domenica al giovedì, dalle 10 alle 17, e il venerdì dalle 10 alle 13. Per Leodori l’allestimento è dedicato ai bambini «ma parla a tutta la società, che nell’ultimo decennio si è imbruttita».

28 gennaio 2020