Il ministro Catalfo: «Rete sociale» per aiutare le famiglie in difficoltà

La titolare del Lavoro al WelfareLab di Roma, realizzato dalle Acli provinciali. Borzì (Acli Roma): non più rinviabile «welfare fondato sull’ascolto dei bisogni»

«Per aiutare le famiglie che si trovano in difficoltà, che in Italia erano 5 milioni nel 2018, è necessario dare loro un sostegno economico ma allo stesso tempo andare oltre e dare loro anche un progetto di vita, un percorso che li aiuti ad avere un’indipendenza futura». Il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo ha spiegato così i presupposti della sua idea di welfare, intervenendo sabato 18 gennaio al WelfareLab realizzato dalle Acli provinciali di Roma in piazza del Popolo. «Questo aiuto – ha continuato – si può dare attraverso i servizi sociali, prendendo in carico i nuclei familiari e capendo come e su quali problematiche intervenire, ma anche con l’importantissimo aiuto delle associazioni del terzo settore come le Acli, che attraverso progetti come questo intercettano e aiutano le persone che hanno bisogno». Per il ministro, è «fondamentale» quindi «il lavoro di rete, perché il disagio raggruppa più problematiche – ad esempio la dispersione scolastica, la mancanza di lavoro o la bassa scolarizzazione – e la rete aiuta a intervenire sui particolari bisogni del Paese».

Proprio l’idea del “fare rete” è alla base del progetto WelfareLab, cofinanziato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali e promosso da Acli, Cta, Next e Us Acli. L’obiettivo: contrastare le tante sfaccettature della povertà facendosi carico a tutto tondo di persone in difficoltà economica relativa e multidimensionale, anche temporanea. L’iniziativa, spiegano dalle Acli, prevede «un piano di intervento volto a far valere i diritti, ricevere un aiuto materiale, attraverso progetti di riuso, recupero e distribuzione delle eccedenze e dei beni di prima necessità, ma anche accedere gratuitamente a servizi e iniziative in ambito educativo, formativo, sportivo e turistico attivando forme innovative di welfare che integra enti pubblici, terzo settore e aziende».

A fare il bilancio della sperimentazione romana di WelfareLab è la presidente delle Acli provinciali Lidia Borzì. «Ci ha consentito di valorizzare e consolidare un modello di intervento sociale integrato e innovativo di contrasto alle povertà che mira a prendere in carico la persona e la famiglia a tutto tondo, attraverso la peculiarità delle porte sociali incentrate sul lavoro di rete per rispondere ai bisogni primari, garantire l’esigibilità dei diritti, promuovere politiche attive e occasioni di aggregazione». Per Borzì, si tratta di «un’importante opportunità anche per accendere i riflettori sulle politiche sociali, che non possono essere più considerate marginali ma poste in cima alle priorità in quanto cifra di sviluppo della Capitale e del Paese». Dall’esperienza del WelfareLab poi, prosegue, «è emersa la necessità non più rinviabile di un nuovo modello di welfare sartoriale e promozionale fondato sull’ascolto dei bisogni, capace di offrire risposte integrate e coerenti, valutare l’impatto attraverso la misurazione della soddisfazione e dell’efficacia delle risposte date, valorizzare e mettere a sistema le buone pratiche sperimentate dalle tante realtà sociali della città al fine di trasformarle in Buone Politiche. Proprio con questo scopo, a Roma, da tempo, chiediamo un albo delle buone pratiche sociali più che mai necessario».

Positivo anche il bilancio del presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini. «WelfareLab – afferma – è un’iniziativa unica nel panorama nazionale perché ha permesso un approccio alla povertà che supera quello tradizionale, molto spesso ridotto a un singolo gesto di carità, e coinvolge le persone in difficoltà a 360° puntando anche sul raggiungimento del loro benessere. Crediamo e speriamo che questo progetto possa essere replicato perché è un esempio di come, coinvolgendo diversi attori sociali, tra cui istituzioni nazionali e territoriali e mondo del terzo settore, si persegue insieme il bene di una comunità».

Oltre al ministro Catalfo, alla mattinata romana hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore regionale del Lazio a Politiche sociali Welfare Alessandra Troncarelli, la presidente del municipio Roma I Sabrina Alfonsi, Emiliano Manfredonia, presidente nazionale del Patronato Acli, e il vicepresidente nazionale Us Acli Luca Serangeli. Tra le attività proposte, il Labirinto WelfareLab, che ha ripercorso l’esperienza del progetto, consentendo ai partecipanti alla manifestazione di sperimentare come, da un iniziale senso di smarrimento, si possa trovare una via di uscita concreta ai problemi.

20 gennaio 2020