Un 15enne su 4 non comprende bene ciò che legge. Eraldo Affinati, scrittore e docente, commenta i dati dell’indagine Ocse Pisa diffusi ieri, 4 dicembre, che segnalano il peggioramento della capacità dei quindicenni italiani di comprendere un testo. «Siamo di fronte a ragazzi che magari conoscono più parole rispetto a quelle conosciute dai loro coetanei fino a vent’anni fa – afferma – però, la loro attenzione è più superficiale sul testo». Stando ai dati dell’indagine infatti solo il 5% dei 15enni avrebbe una comprensione «totale» di ciò che legge.

«Credo che siano dati preoccupanti – prosegue Affinati – che segnalano un problema che dovrebbe essere al centro dell’attenzione politica». Lo scrittore vede anche «un nesso con la rivoluzione digitale che stiamo vivendo: il fatto che i ragazzi crescano con i piccoli e grandi schermi in qualche modo ostacola una lettura approfondita del testo». In quest’ottica, prosegue, il lavoro da fare dovrebbe essere proprio della scuola, cioè «ripristinare le gerarchie di valore all’interno della grande rete. Il vecchio modo ottocentesco di valutazione e gerarchie di valore – chiarisce – va inserito nella nuova civiltà digitale. Questo è il grande compito per la scuola di oggi».

In gioco, nella valutazione di Affinati, c’è la società di domani. «Non possiamo liquidare la società tecnologica, che è positiva – sostiene – ma dobbiamo fare in modo che venga rinnovata. Il lavoro va fatto dentro la scuola ma questa non può essere lasciata da sola. Serve un accordo con la famiglie e con le altre agenzie educative. Il rischio per il futuro è quello di avere una società in cui prevalga l’interesse particolare e non il bene comune».

4 dicembre 2019