Bambino Gesù, impiantato un bronco 3D su un bimbo di 5 anni

Il piccolo ora respira autonomamente. È la prima operazione del genere in Europa. L’organo stampato con materiale bio riassorbibile

Stampato in 3D il “bronco” riassorbibile con il quale gli specialisti del Bambino Gesù hanno restituito il respiro a un bambino di 5 anni. Il piccolo, affetto da broncomalacia – un cedimento della parete bronchiale che impediva il normale flusso di aria nel polmone sinistro – è stato sottoposto a un intervento sperimentale che è di fatto la prima operazione del genere in Europa, nella struttura della Santa Sede. A poco meno di un mese dall’intervento è potuto tornare a casa e, soprattutto, respira autonomamente.

Il dispositivo, realizzato grazie a un lavoro d’équipe durato oltre 6 mesi, è stato interamente progettato al Bambino Gesù con sofisticate tecniche di imaging e bioingegneria. È stato stampato con materiale bio-riassorbibile che verrà progressivamente eliminato dall’organismo dopo aver accompagnato la crescita dell’apparato respiratorio del piccolo e restituito al bronco la sua funzionalità.

Il “bronco” 3D nasce da un progetto del Bambino Gesù basato su uno studio dell’Università del Michigan, negli Stati Uniti, dove sono stati eseguiti i primi 15 impianti del genere. Il dispositivo personalizzato è stato disegnato sull’anatomia del piccolo paziente partendo dalle immagini bidimensionali realizzate nel dipartimento di Diagnostica per immagini da Aurelio Secinaro e poi rielaborate con sofisticate tecniche di bioingegneria da Luca Borro, dell’Unità di Innovazione e percorsi clinici. Il modello tridimensionale, una “gabbietta” cilindrica che riproduce la struttura del bronco, è stato stampato con un composto bio-riassorbibile che viene eliminato dall’organismo nell’arco di circa 2 anni.

L’intervento, durato 8 ore, è stato eseguito il 14 ottobre scorso da Adriano Carotti, responsabile dell’Unità di Funzione di Cardiochirurgia complessa con tecniche innovative, in collaborazione con i chirurghi delle vie aeree del Laryngo-Tracheal Team, diretto da Sergio Bottero. Il bronco del bambino, spiegano dall’ospedale, era schiacciato tra l’arteria polmonare sinistra e l’aorta toracica discendente. «Questa compressione, di lunga data, aveva generato il restringimento del condotto respiratorio e il cedimento degli anelli di cartilagine che sostengono la parete del bronco. A causa delle difficoltà respiratorie, nelle ore notturne il piccolo aveva bisogno del supporto dei macchinari per la ventilazione non invasiva». Nel corso dell’intervento, eseguito in circolazione extracorporea, i cardiochirurghi hanno spostato le arterie polmonari che causavano lo schiacciamento bronchiale, quindi hanno eseguito l’impianto. Il dispositivo è stato posizionato all’esterno del bronco malato ancorando il tessuto indebolito alla gabbietta 3D con delle suture.

«I dispositivi 3D realizzati con materiale riassorbibile, destinati a scomparire e ad assolvere la loro funzione in maniera poco traumatica, rappresentano la nuova frontiera della chirurgia delle vie aree in età pediatrica – afferma il cardiochirurgo Carotti -. Presto potranno sostituire completamente gli stent di silicone, facilmente dislocabili, e gli stent metallici che, una volta inglobati nella parete della via aerea, non sono più rimovibili e possono interferire con la crescita dell’apparato respiratorio del bambino. Il “bronco” 3D impiantato sul nostro piccolo paziente invece scomparirà dall’organismo nel giro di un paio d’anni – prosegue -. È ragionevole pensare che, nel frattempo, avrà indotto la generazione di una reazione fibrosa peribronchiale che in qualche modo “sostituirà” la funzione della cartilagine rovinata: il bronco sarà così in grado di sostenersi da solo e avrà la possibilità di svilupparsi e di continuare a crescere».

3 dicembre 2019