Torna a chiedere «una soluzione seria e rapida per la crisi in Iraq» il cardinale Louis Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad. Lo fa in una nota diffusa dal Patriarcato caldeo, esprimendosi ancora sulle manifestazioni di protesta in corso ormai da due mesi nel Paese. Manifestazioni che «non hanno precedenti» per quanto riguarda «le dimensioni, la diversità dei partecipanti e la qualità delle richieste». La situazione, evidenzia Sako, «è divenuta ormai insostenibile, il governo è diviso, il Paese è sopraffatto dai debiti e da problemi, per questo è necessario leggere attentamente quanto sta avvenendo, gestire la crisi e guardare sul serio alle legittime richieste dei manifestanti, per salvare il Paese ed evitare che entri in un tunnel senza uscita».

Il cardinale ricorda che «le manifestazioni sono un movimento popolare pacifico che non ha niente a che vedere con le partiti e settarismi. Questi giovani – rileva – sono disperati dall’autorità politica perché dal 2003 non hanno ricevuto altro che parole e promesse». Nel frattempo, aggiunge, «si sono diffusi corruzione, mentalità settaria e il godere individuale della ricchezza del Paese». Il risultato: «L’aggravarsi della povertà, la disoccupazione, servizi malgestiti e la fuga dei cervelli». Tutto questo non ha fatto altro che «scatenare lo sdegno di tanta gente che è scesa in strada a manifestare allontanando ogni paura».

Ricordando la visita fatta con gli altri vescovi in piazza Tahrir il 2 novembre scorso, il patriarca traccia un ritratto dei giovani in protesta: persone che «hanno perso la speranza che la situazione possa migliorare e scendono in piazza per rivendicare i loro diritti legittimi: una Patria che unisca tutti gli iracheni senza eccezioni, che preservi la ricchezza del Paese per garantire una vita libera e dignitosa per loro e per i loro figli. Questo è ciò che abbiamo visto e sentito». Intanto la situazione peggiora, annota Sako, «il bilancio delle vittime è elevato, con centinaia di morti e migliaia di feriti, strade bloccate, molte scuole e università chiuse». Eppure «la volontà di lottare per la libertà, la dignità e la pace di questi giovani è rimasta salda».

Davanti a questo quadro, il porporato invoca «sapienza e saggezza. Queste manifestazioni non devono essere sottovalutate, perché possono portare al crollo della sicurezza e al collasso economico. Spetta all’autorità politica cercare di avere una visione chiara attraverso il dialogo coraggioso per trovare un meccanismo efficace per un serio cambiamento tramite la formazione di una unità di crisi comune». Per il patriarca, è la via per «uscire dalla crisi e fermare lo spargimento di sangue degli iracheni. Bisogna iniziare a costruire uno Stato forte – incalza -, con una base sana, che salvaguardi i suoi cittadini con i loro diritti e la loro dignità, che inizi a costruire relazioni internazionali basate sulla sovranità e sulla cooperazione reciproca».

Ancora, nelle parole di Sako è da notare che «l’autorità religiosa ha espresso nel sermone del venerdì 15 novembre sostegno alle richieste dei manifestanti. Da parte nostra – conclude -, come Chiesa seguiamo con grande preoccupazione la situazione attuale, preghiamo e speriamo che sia giunta l’ora di porre positivamente fine a questa situazione preoccupante, in modo che la nostra terra, terra di Abramo, torni ad essere la terra della pace, dell’amore e della fratellanza, in particolare l’anno prossimo quando entreremo nel primo centenario dell’indipendenza dell’Iraq».

27 novembre 2019