Nicoleta, Benedicta, Arietta, Christina, Venetita, Lioara, Jennifer, Angela, Andreea Cristina, Evelyn, Sofia, Loveth. Donne accoltellate, strangolate, avvelenate. Perfino crocifisse. Sono centinaia le vittime di clienti e sfruttatori uccise negli ultimi anni nella “industria” della prostituzione. Le ricorda, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – il 25 novembre -, la Comunità Papa Giovanni XXIII: i volti e le storie di tutte saranno rappresentati da quelle di 10 di loro, morte lungo le strade della prostituzione, alle quali saranno dedicati gli eventi in programma dal 22 al 29 novembre, in diverse città d’Italia.

«Sfruttate fino alla morte». Così le ricorda il presidente della Comunità Giovanni Paolo Ramonda: «Donne la cui vita era considerata meno importante delle nostre e quindi dimenticate. Per questo – prosegue – noi continuiamo da anni a ricordarle, pregare per loro e per i loro aguzzini. La dignità della donna non si compra – ammonisce ancora Ramonda -. Al contrario, si valorizza la bellezza femminile attraverso l’arte, lo sport, la cultura, la maternità, il lavoro, la religiosità. La donna è una risorsa unica per il bene comune».

Nell’occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, la Comunità fondata da don Oreste Benzi rilancia anche la campagna di sensibilizzazione “Questo è il mio Corpo”, per la liberazione delle donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale, che ha raccolto finora 31mila firme. L’obiettivo, spiegano dalla Comunità, è chiedere al Parlamento l’approvazione anche in Italia di una legge basata sul cosiddetto modello nordico, in cui i clienti sono considerati corresponsabili dello sfruttamento della condizione di vulnerabilità della donna e pertanto vengono sanzionati.

22 novembre 2019