Hong Kong, il vescovo al Politecnico per tentare una mediazione

Aveva ricevuto richieste di aiuto da parte dei ragazzi più giovani. L’irruzione degli agenti e l’arresto dei manifestanti. L’appello dei cattolici a Francesco

In piena notte nel tentativo di mediare tra gli studenti e la polizia, chiedendo a entrambe le parti di mantenere la moderazione ed evitare ulteriori vittime. Lui è il vescovo ausiliare di Hong Kong Joseph Ha Chi-shing e in questa ennesima scena di violenza e scontro si è personalmente recato nel campus del Politecnico di Hong Kong (PolyU), dove sono asserragliati i manifestanti pro democrazia. Aveva ricevuto richieste di aiuto da parte dei ragazzi più giovani che erano rimasti bloccati dentro all’università e si era impegnato a portarli fuori pacificamente. Ha cercato di entrare all’interno del campus, provando a passare da tre accessi diversi ma purtroppo non è riuscito.

Dalle immagini riprese da Rthk e rilanciate sui social da Kung Kao Po, agenzia di stampa della diocesi di Hong Kong, si vede il vescovo Ha affiancato da un gruppo di legislatori filo-democratici parlare con un gruppo di agenti di polizia vicino all’università intorno alle 2, nel tentativo di avviare un dialogo con l’ufficiale comandante. «Non abbiamo intenzione di caricare. Speriamo in una soluzione pacifica», ha affermato monsignor Ha: «Come potete vedere, non abbiamo maschere, armi, vogliamo solo comunicare e aiutare ad alleviare la situazione». Nel video, il vescovo spiega anche di aver cercato di contattare Carrie Lam, capo dell’esecutivo, perché anche lei potesse fare appello alla polizia e consentire alle persone rimaste bloccate all’interno dell’università di andarsene pacificamente senza essere arrestate. Ma non ci è riuscito.

Nel frattempo, si erano mobilitati anche i capi della Polytechnic University, della Baptist University, della City University, della University of Science and Technology e della University di Hong Kong e con una dichiarazione congiunta hanno fatto appello a tutte le parti alla  moderazione e alla calma. Purtroppo però alle 4 di mattina gli agenti antisommossa hanno fatto irruzione nel campus del Politecnico e hanno proceduto all’arresto di diverse decine di persone questa mattina, 18 novembre. «Ci sono state cariche e sono ancora in corso gli scontri. La polizia sta sparando lacrimogeni», racconta da Hong Kong il missionario Pime padre Renzo Milanese: «Continua la battaglia perché di vera e propria battaglia si tratta. Al momento non si vedono sbocchi e la sensazione qui è che sia la polizia a comandare senza che ci sia un governo in grado di controllarla».

Sui social, in queste ore, gira anche un appello scritto da un gruppo di cattolici di Hong Kong a Papa Francesco affinché «intervenga nell’attuale crisi umanitaria e chieda a entrambe le parti il cessate di ogni forma di violenza all’interno e all’esterno del campus PolyU; che la polizia consenta a tutte le persone del campus di uscire pacificamente senza essere sottoposte ad arresti». Nel testo dell’appello, si parla di «arresti di massa» e di persone ferite. Si tratta di ferite agli occhi e circa 40 persone hanno manifestato sintomi di ipotermia dopo essere stati colpiti dal cannone ad acqua. «Non sarà facile per Papa Francesco dire qualcosa senza rompere con nessuno», osserva il missionario italiano: «Prendere una posizione chiara a favore di una delle parti è impossibile. Quello che forse ci si attende qui è un no alla violenza da tutte le parti e un invito a trovare una via di uscita». (M. Chiara Biagioni)

18 novembre 2019