Gran Bretagna, 39 morti in un container. Comece: «Uno scandalo»

I corpi trovati senza vita in una zona industriale nell'Essex. Il cardinale Hollerich: «Come cristiani non possiamo tacere». Sant'Egidio: «Tragedia inaccettabile». Amnesty International: «Orribile e straziante»

Un container, in una zona industriale nell’Essex, nel sud est dell’Inghilterra. All’interno, 39 corpi senza vita. Tra loro, un adolescente. Il camion proveniva dalla Bulgaria. Probabilmente una tragedia dell’immigrazione clandestina, è l’ipotesi dei media. Il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali europee) ha usato le parole come un grido, per dire l’orrore di cui il ritrovamento di ieri, 23 ottobre, è la conseguenza: «È uno scandalo che in Europa si possa morire ancora così e come cristiani non possiamo tacere». Lo ha detto a Bruxelles, dove proprio nella giornata di ieri si è aperta l’assemblea Comece, davanti ai vescovi delegati di tutti i Paesi Ue. «In Europa parliamo di identità cristiana ma io mi chiedo come parlare di identità cristiana se la gente continua a morire così e queste tragedie non ci toccano più? Dobbiamo fare in modo che tutti si sentano accolti – ha aggiunto -, che questi uomini e queste donne che fuggono da situazioni di guerre, povertà, ingiustizia, sappiano che non hanno bisogno di queste vie clandestine per entrare nei nostri Paesi».

È un presidente sconvolto, quello che parla davanti all’assemblea della Comece, ma che non perde di vista tutte le dimensioni della tragedia consumatasi per le 39 vittime, e non solo per loro. «Prego per chi ha perso la vita. Dio è Dio della vita, non della morte. Dio ha dato la vita ma non per perderla così. È dunque un peccato grandissimo», ha ammonito. Il cardinale Hollerich ha fatto parte a maggio di una “delegazione” vaticana in missione, a Lesbo a tre anni dalla visita di Papa Francesco nell’isola. Alla luce della tragedia che si è consumata nei pressi di Londra, è tornata a lanciare un appello alle diocesi europee perché «aprano le loro porte ai corridoi umanitari per accogliere le famiglie. Nella mia diocesi di Lussemburgo  stiamo aspettando due famiglie da Lesbo. C’è tanta gente che aspetta e che ha bisogno di vie sicure e legali di migrazione».

Quindi il pensiero si rivolge ai responsabili politici. «I morti – le parole del cardinale – dicono, anzi gridano che bisogna fare una politica della migrazione, almeno aiutare i profughi. Ma non basta: dobbiamo anche aiutare i Paesi da dove i migranti fuggono e non con un piccolo contributo di soldi ma predisponendo un grande progetto, un piano di aiuto». Anche perché «il cambiamento climatico renderà questa situazione ancora più difficile e il numero dei migranti è destinato ad aumentare». Dedicata anche agli uomini politici dunque la preghiera che si è elevata ieri, nella chiesa di Notre Dame du Sablon, a Bruxelles, durante la “Messa per l’Europa”. «Preghiamo perché possano prendere decisioni che seguono il bene comune – ancora le parole di Hollerich -, il bene dei popoli che vivono in Europa e dei popoli che soffrono di povertà, guerra e ingiustizie».

Anche dalla Comunità di Sant’Egidio è arrivato, nella giornata di ieri, un appello alle istituzioni e ai Paesi europei perché «prendano al più presto misure capaci di arginare il triste conteggio delle morti nei viaggi della speranza, in questo caso via terra, probabilmente attraverso la rotta balcanica, oppure nel mare Mediterraneo, come è accaduto nuovamente, pochi giorni fa, davanti alle coste di Lampedusa». Parlano di «grande commozione», dalla Comunità trasteverina, per quei 39 morti «di stenti» in un camion. «Alcuni provvedimenti – chiosano – possono e devono essere presi con urgenza. Il primo riguarda la riapertura di ingressi regolari per motivi di lavoro, data anche la forte domanda esistente di manodopera in diversi settori dell’economia europea e nei servizi alle persone, a partire dai Paesi più afflitti dal calo demografico». In secondo luogo, «per chi fugge dalle guerre, occorre incentivare i corridoi umanitari, secondo il modello felicemente sperimentato, dal febbraio 2016, da Sant’Egidio insieme alle Chiese protestanti e alla Cei, ma anche riprendere in considerazione i ricollocamenti all’interno dell’Europa». Ancora, concludono, «è necessario puntare su una consistente e rinnovata cooperazione con i Paesi di origine dell’immigrazione, per offrire ai giovani un futuro là dove vivono, senza più essere tentati di offrire il loro destino ai trafficanti di uomini».

Il direttore dell’Ufficio diritti dei migranti e rifugiati di Amnesty International Regno Unito Steve Valdez-Symonds ha usato due aggettivi per commentare la vicenda: «Orribile e straziante». Anche lui ha puntato il dito contro le «attuali politiche in tema di immigrazione, che non prevedono percorsi legali e sicuri», per cui «coloro che vogliono raggiungere il Regno Unito sono spesso costretti a intraprendere viaggi pericolosi e, come in questo caso, mortali». In ogni caso, ha assicurato, ora «mentre proseguono le indagini, i nostri pensieri vanno alle famiglie e agli amici delle persone colpite da questa terribile tragedia».

24 ottobre 2019